01 Maggio 2010, 13:55
1 min di lettura
Onorevole, ma come parla? E meno male che Nanni Moretti non traffica e non bazzica dalle parti dell’Ars. Onorevole, ha presente la scena di “Palombella rossa”, quando la giornalista intervista l’ombroso Nanni, utilizzando termini orrendi come “cheap” e consimili, e si becca un dovuto ceffone? Ecco. Non arriviamo a tanto, però forse uno schiaffetto (tenue e affettuoso, per carità) sarebbe ben meritato.
Alcuni esempi. Quando uno sta per finire il suo intervento, non è elegante mormorare “concludo dicendo”. Lo insegnano alle scuole elementari, se uno ha la ventura di averle praticate. Dà un’impressione di eccessiva considerazione per i propri discorsi che – si tenga forte onorevole – non cambieranno la storia dell’umanità. E poi perché, quando ci si riferisce a questa o a quella categoria, egregio onorevole, le scappa un: “Questi soggetti”? Questi chi? Soggetti o complementi oggetti? E perché il riferimento grammatical-burocratico? Queste persone, proprio no? Perché sa, onorevolissimo, coloro che battono le nocche, fino al sangue, sulla porta dei palazzi del potere o soffrono in silenzio, questo sono: persone. E infine, lasciando stare altre facezie come “questa questione”, i congiuntivi massacrati, i trapassati a miglior vita, gli avverbi scellerati… Tralasciando tutto l’abominevole resto, perché quegli interventi “anema e core” in cui lei, caro onorevole, finge di essere un uomo nuovo, un marziano estraneo alle tematiche di palazzo, anche quando ha le piaghe da quasi decubito, per il troppo lungo attaccamento alla poltrona?
Sì, onorevole, ci vorrebbe un ceffone alla Moretti. O forse basterebbe una porzione di poesia, per riflettere sulle cose umane. Basterebbe un verso di Edgar Lee Masters: “Diffidate dell’uomo che oggi ha il potere e una volta portava una sola bretella”.
Pubblicato il
01 Maggio 2010, 13:55