Cronaca

Open Arms, “Salvini strumentalizzò notizie sulle Ong per fini elettorali”

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14 Giugno 2024, 13:04

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PALERMO – Potrebbe arricchirsi di un nuovo capitolo il processo per sequestro di persona che vede imputato Matteo Salvini. Il leader della Lega è imputato per sequestro di persona. Nel 2019, quando era ministro dell’Interno, avrebbe impedito ai migranti di sbarcare dalla nave Open Arms.

Il processo è alle battute finali, ma ora la Procura di Palermo chiede di sentire tre ex poliziotti.

“Già due anni prima del 2019 l’imputato Matteo Salvini strumentalizzava il tema delle ong, intrattenendo contatti con tre ex poliziotti, definiti dal Gup di Trapani, di ‘dubbia affidabilità’, per finalità che andavano oltre il mero interesse a conoscere fenomeni e occupandosi di fatti che dovevano essere rimessi alla Procura. Vorremmo capire qual era stato il flusso di informazioni che i tre ex poliziotti, che lavoravano come infiltrati, avevano consegnato al ministro Matteo Salvini”.

Sono queste le parole del procuratore aggiunto Marzia Sabella che rappresenta l’accusa assieme ai pubblici ministeri Calogero Ferrara e Giorgia Righi.

I tre ex poliziotti sono Floriana Ballestra, Pietro Gallo e Lucio Montanino. I loro nomi sono emersi in un processo a Trapani, chiuso con il non luogo a procedere nei confronti di 10 imputati accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Sotto accusa c’erano i componenti dell’equipaggio delle ong Jugend Rettet, Save The Children e Medici Senza Frontiere.

“Stavolta si dimostrerebbe in maniera concreta che la volontà di non fare sbarcare i migranti non nasceva da impedimenti tecnico-giuridici ma dal perseguimento di una proficua campagna elettorale volta ad acquisire consenso come del resto hanno ipotizzato in questo dibattimenti alcuni testi come Giuseppe Conte, Luigi Di Maio o Danilo Toninelli”, aggiunge Sabella.

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Il procuratore aggiunto ripercorre le carriere dei tre ex poliziotti: “Floriana Balestra, appartenente alla Polizia di Stato fino alla destituzione del 15 aprile 2011 a seguito degli oltre 30 procedimenti disciplinari con applicazione anche della sanzione della deplorazione e della sospensione dal servizio, Gallo appartenente alla Polizia fino alle dimissioni il 27 luglio 1995 a seguito di procedimento disciplinare e Montantino in quiescenza dal 2005”.

A cosa serve, secondo l’accusa, la loro testimonianza? “Queste persone nella vicenda trapanese erano assunte dalla Imi security per svolgere attività di consulenza e di sicurezza a bordo di una delle ong che si apprestava a svolgere operazioni di soccorso e di salvataggio”.

In realtà, “dalla ricostruzione della sentenza è emerso che queste tre persone, di fatto, svolgevano l’attività di infiltrati”, prosegue Sabella.

Nella sentenza trapanese e giudici scrivono che “Ballestra e Gallo hanno strumentalizzato le informazioni inerenti alle modalità di svolgimento dei soccorsi dei migranti per prendere contatti con esponenti politici di rilievo nazionale. In tale contesto hanno mostrato i loro obiettivi di ottenere in cambio delle informazioni vantaggi di natura lavorativa”.

“Le loro segnalazioni sono state completamente smentite dalla sentenza, tanto è vero che è stato deciso il non luogo a procedere – prosegue -. Anziché informare l’autorità giudiziaria, informarono dapprima l’Aise, questo ci interessa meno, ma contattarono la Lega e direttamente l’onorevole Salvini a cui fornivano documentazione formata e registrazioni per ottenere vantaggi personali che risultano da intercettazioni per avere posti di lavoro che venivano chiesti a Salvini. Siamo nel 2017″.

“Si comprende da alcuni assaggi della sentenza che mentre i tre avevano interesse ad avere posti di lavoro, l’interesse della Lega e Salvini era avere queste informazioni e di farne uso in campagna elettorale e di creare consensi e dunque voti – dice Sabella – questo emerge non solo dall’insieme dai fatti ma anche dalla sentenza. Si ritiene necessario sentire i tre ex poliziotti perché queste risultanze ci sembrano di estremo rilievo”.

La difesa di Salvini ha chiesto un termine per replicare. Il collegio presieduto da Roberto Murgia lo ha concesso. Si torna in aula il 12 luglio. Per il 20 settembre era già fissata la requisitoria, ma se arrivasse il via libera all’audizione dei tre ex poliziotti i tempi potrebbero slittare.

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14 Giugno 2024, 13:04

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