Operazione Argo, processo al via | Alla sbarra presunti boss e gregari

di

27 Marzo 2014, 12:44

2 min di lettura

PALERMO – A quasi un anno dal blitz i ventuno arrestati dell’operazione Argo si presentano in aula. Al carcere Pagliarelli si svolge l’udienza preliminare contro i presunti capi e picciotti del clan mafioso di Bagheria. Un clan in fibrillazione, messo in ginocchio dagli arresti dei carabinieri e colpito da diversi pentimenti. Hanno saltato il fosso Vincenzo Gennaro, Giuseppe Carbone e Sergio Flamia.

Omicidi, pizzo, investimenti nei locali notturni, traffici di droga e campagne elettorali, c’è tutto questo nell’inchiesta che arriva oggi all’appuntamento cruciale davanti al Gup che deve decidere chi mandare o meno a processo. Tra gli indagati c’è pure l’ex sindaco di Alimena, Giuseppe Scrivano, accusato, che se lui ha sempre smentito, di avere pagato il sostegno elettorale della mafia

Dall’operazione del Comando provinciale dei carabinieri di Palermo e del Ros, coordinati dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli, venne fuori lo spaccato di una mafia arroccata nelle tradizioni (dalla punciuta durante il rito di affiliazione alla presentazione dei nuovi picciottiagli anziani), ma che guardava al futuro investendo fiumi di denaro – la gran parte arrivata dal traffico di stupefacenti – nell’apertura di imprese edili, supermercati, agenzie di scommesse e locali notturni.

Articoli Correlati

In cima alla lista degli imputati c’è Gino Di Salvo, considerato il nuovo reggente del mandamento di Bagheria. Una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine visto che avrebbe ottenuto i gradi di capo dopo avere finito di scontare una condanna per mafia. Il suo delfino sarebbe Flamia, anche lui già finito in manette nei giorni del blitz Perseo del 2008. Allora gli veniva contestato il solo favoreggiamento per avere messo a disposizione un suo immobile per ospitare i summit dei boss di Bagheria. Successivamente, sarebbe diventato il cassiere del clan. Altro nome “importante” sarebbe quello di Carmelo Bartolone, che in un primo momento latitante preferì consegnarsi al posto di polizia di un ospedale, temendo per la sua vita.

 

Pubblicato il

27 Marzo 2014, 12:44

Condividi sui social