20 Marzo 2013, 07:31
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PALERMO – Una sfilza di contestazioni. Centinaia di cittadini chiamati a rispondere del mancato pagamento di tasse e bollette. Molti di loro si sono visti tagliare luce, acqua e gas. Eppure avevano tutti regolarmente pagato. Senza contare i disagi per quelle continue richieste di spedire via fax le ricevute dei bollettini. Pagati solo sulla carta, però.
Gli uomini della Guardia di finanza di Palermo hanno scoperto che una settantina di agenzie di servizi postali non sarebbero mai state accreditate dalla Banca d’Italia per eseguire i pagamenti. Ci vuole l’iscrizione ad un albo speciale. Insomma, avrebbero dovuto, solo ed esclusivamente, occuparsi di corrispondenza.
Si tratta di agenzie che hanno aperto in mezza Italia sotto le insegne “Servizi postali” e “Posta più”. Il pubblico ministero Paolo Guido ne ha disposto il sequestro a Palermo, Messina, Catania, Trapani, Agrigento, Roma. Non solo in Sicilia, anche a Macerata, Lecce, Reggio Calabria, Modena e l’Aquila. Due persone sono indagate per truffa e appropriazione indebita. Si tratta di dell’imprenditore palermitano Nunzio Giangrande e della catanese Graziella Torrisi. Adesso i finanzieri del Gruppo di Palermo, diretto dal maggiore Antonio Squillacioti, doveranno accertare se i mancati pagamenti sono dovuti ad un errore nel cervellone elettronico delle agenzie oppure se se dietro ci sia un gioco sporco. E valutare se i titolari delle agenzie in franchsing siano vittime oppure conniventi.
C’è però, un altro, capitolo investigativo ancora da sviluppare. Giangrande ha aperto un conto corrente business alle Poste, quelle ufficiali, nel quale in soli 18 mesi ha versato 30 milioni di euro raccolti con le operazioni dei clienti. “Nonostante tale impressionante movimento di denaro, la polizia giudiziaria – si legge nel decreto di sequestro – segnalava l’assenza da parte di Poste Italiane s.p.a. di qualsivoglia segnalazione di operazioni sospette. Sarà necessario accertare le ragioni per le quali Poste Italiane ha del tutto omesso di attivare la doverosa procedura prevista dalla normativa antiriciclaggio, potendosi allo stato solo supporre collusioni e rapporti di tipo corruttivo tra il Giangrande e i responsabili locali dell’ente pubblico”.
Giangrande avrebbe, dunque, goduto dell’appoggio di qualcuno? Finora agli dell’inchiesta c’è la segnalazione di un ispettore della task force antifrode di Poste Italiane sbarcata in Sicilia dove ha sentito puzza di bruciato. Nel corso di alcuni controlli in una filiale delle poste a Monreale è stata notata la presenza di alcuni collaboratori di Giangrande in una zona dell’ufficio dove per ragioni di sicurezza non avrebbero mai potuto stazionare. Ed ancora: nel cassetto della scrivania della direttrice della filiale sono stati trovati oltre 6.000 euro in contanti. La funzionaria si sarebbe giustificata dicendo di avere ricevuto il denaro, a titolo di pagamento di bollettini, dalla Servizi Postali e che avrebbe provveduto in giornata a versarli nei conti di destinazione.
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20 Marzo 2013, 07:31