18 Settembre 2018, 17:26
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PALERMO – Anche il secondo round è andato al Comune di Palermo ma il match tra Palazzo delle Aquile e la Regione Siciliana sul ring dei rifiuti avrà il suo esito nell’autunno inoltrato. Dopo l’iniziale sospensiva decisa dal presidente della prima sezione del Tar Sicilia Calogero Ferlisi in merito alla prima ordinanza sui rifiuti che era stata emanata il 7 giugno dal governatore Nello Musumeci, e che congelava temporaneamente l’intento di Palazzo d’Orleans il quale avrebbe voluto far decadere i sindaci inadempienti rispetto ai diktat del dipartimento regionale, arriva un nuovo pronunciamento dei giudici amministrativi. Questa volta si tratta di una ordinanza collegiale, firmata da Ferlisi e dal consigliere estensore Aurora Lento, che ribadisce la sospensione degli effetti dell’ordinanza di giugno per quanto riguarda le sanzioni ai sindaci, giudicando “drastica” la sanzione della decadenza, ma non entra nel merito del provvedimento e conferma l’efficacia delle altre disposizioni rinviando la decisione finale a una nuova udienza: un rinvio resosi necessario dal momento che nel frattempo il Comune di Palermo ha impugnato anche la seconda ordinanza emessa il 10 agosto da Musumeci.
Una strada intrapresa anche dal Comune di Catania, con Palazzo degli Elefanti che in questa battaglia contro la Regione è al fianco di quella palermitana al di là degli steccati politici che dividono Salvo Pogliese da Leoluca Orlando. Nella seconda ordinanza, emanata alla vigilia del ponte di Ferragosto, Palazzo d’Orleans dava altri tre mesi di tempo ai Comuni per avviare tutte le procedure necessarie a raggiungere la percentuale minima del 30 per cento nella raccolta differenziata o per dare il via all’iter di invio fuori regione dei rifiuti indifferenziati, ma allo stesso tempo imponeva un’altra scadenza molto stringente: presentare entro il 28 agosto al dipartimento Rifiuti una “relazione dettagliata” sulle iniziative intraprese e un “cronoprogramma” delle attività da svolgere e completare entro i novanta giorni. Un timing giudicato eccessivamente rigido da Palazzo delle Aquile, che in piena estate avrebbe dovuto fornire il dettaglio dei provvedimenti adottati o da adottare in una città di circa settecentomila abitanti. Da qui la decisione di chiedere un rinvio al dipartimento Rifiuti e, quasi in contemporanea con Catania, di impugnare anche la seconda ordinanza che dalle parti di Palazzo delle Aquile viene giudicata “soltanto apparentemente più morbida della prima ma che in realtà – sottolineano da piazza Pretoria – è ancor più penalizzante per le amministrazioni comunali”.
Questa volta, ad agitare i sonni dei sindaci non era la decadenza ma comunque un possibile provvedimento di commissariamento da parte della Regione. L’eventualità era stata sbandierata dallo stesso governatore in piena estate, all’indomani del primo provvedimento che congelò l’ordinanza di giugno e che costrinse il dipartimento Rifiuti a correre ai ripari, ma Orlando e Pogliese hanno contestato anche il provvedimento di agosto: due ricorsi su uno stesso dossier che hanno avuto l’effetto di unificare, di fatto, il procedimento. Nella camera di consiglio convocata per decidere definitivamente sull’ordinanza di giugno, infatti, l’avvocatura comunale di Palermo, rappresentata dai legali Ezio Tomasello e Vincenzo Criscuoli, ha informato i giudici della nuova impugnativa sul secondo provvedimento emanato dalla Regione: a quel punto i giudici amministrativi hanno deciso di confermare il solo ‘no’ alla decadenza dei sindaci e rinviare il giudizio di merito su entrambe le ordinanze a una nuova udienza che potrebbe tenersi a metà ottobre.
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18 Settembre 2018, 17:26