16 Novembre 2015, 19:37
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PALERMO – Le ordinanze anti-movida erano illegittime. Lo ha deciso oggi il Tar di Palermo accogliendo il ricorso di Giovanni Randisi, titolare del locale “Ai Bottai” , difeso dall’avvocato Giuseppe Ribaudo. Una sentenza, quella dei giudici amministrativi che rischia di far precipitare sul Comune di Palermo una valanga di ricorsi da parte di quegli esercenti che hanno subito una sanzione o la chiusura del locale.
Ma il Tar è stato molto deciso, impugnando sia l’ordinanza del 29 giugno scorso, sia quella del 27 settembre. Quest’ultima prorogava le limitazioni dell’ordinanza (spettacoli musicali e somministrazione di bevande alcoliche soprattutto) fino al 31 ottobre, in attesa che il consiglio provvedesse con l’approvazione del regolamento. Regolamento approvato lo scorso 6 novembre. Ma la sentenza di oggi rischia di avere ugualmente enormi effetti pratici.
I giudici, a dire il vero, condividono i motivi alla base delle ordinanze del sindaco Orlando. Ne comprendono, insomma, lo “spirito”, cioè quello di salvaguardare la salute e la vivibilità dei palermitani. Quello che viene contestato, però, è l’eccessivo ricorso alle proroghe e alle ordinanze. Uno strumento, quest’ultimo, che trova la propria legittimità in situazioni di emergenza e comunque con effetti limitati nel tempo. Il Tar, invece, nella sentenza ha elencato le ordinanze, saranno sette in tutto, con cui il sindaco ha di volta in volta tamponato la situazione, smentendo, però, scrivono i giudici, “l’ottica assolutamente contingente” che deve ispirare questo tipo di provvedimenti.
“E’ certamente nel potere del sindaco – scrive il Tar – emanare ordinanze extra ordinem allorché si verifichino situazioni eccezionali, impreviste ed imprevedibili come tali autonomamente idonee a ledere o mettere in pericolo l’incolumità dei cittadini e la sicurezza pubblica (ivi compreso l’inquinamento acustico, o atmosferico, o ambientale), ma deve intendersi fermo il dovere-potere del Comune – prosegue – di tutelare e garantire la sicurezza urbana individuando, al fine, le misure più idonee ed adeguate; potere che si manifesta, in via “ordinaria”, attraverso l’esercizio della potestà regolamentare che spetta interamente ed esclusivamente all’Organo consiliare”.
Ma il Consiglio, come detto, ha approvato il regolamento solo dieci giorni fa. Così, secondo il Tar, le ripetute ordinanze di Orlando altro non erano che un modo per “tamponare una certa palese distonia esistente” tra il Consiglio e la giunta e così di “rimediare ad una problematica sostanzialmente ‘politica’, pur risultando acclarata, sul piano amministrativo, l’urgenza di una adeguata e stabile disciplina della materia, nel superiore interesse della intera cittadinanza”. Così, gli atti di Orlando di giugno e settembre sono stati dichiarati illegittimi. Una decisione che rischia di innescare una sfilza di ricorsi, visto che le sanzioni comminate ai titolari dei locali si sono basate su un atto, appunto, illegittimo.
“La sentenza del Tar – il commento del titolare del locale ‘Ai Bottai’, Giovanni Randisi – ha accolto tutte le censure da noi esposte dimostrando che i problemi sollevati erano reali. L’amministrazione Orlando ha manifestato sino ad ora un modo autoritario di fare politica prendendo decisioni senza interpellare cittadini ed esercenti. Abbiamo più volte chiesto un confronto anche sulla problematica delle aree parcheggio nel centro storico ed in particolare nella zona di piazza Marina, allegando una raccolta firme di tutti gli esercenti della zona. Il sindaco e gli assessori Marano e Catania – aggiunge – non si sono neanche degnati di rispondere. Se condividessero con la città i problemi e lo studio delle soluzioni, garantirebbero trasparenza ed efficacia. Il loro metodo, a mio avviso, è quello sbagliato e continuando così punteranno alla desertificazione economica di Palermo”.
E anche il legale Giuseppe Ribaudo si dice ovviamente “soddisfatto” della sentenza che avrebbe provocato “gravi danni economici e non per i locali della città. Infatti, – dichiara l’avvocato – a seguito delle ordinanze sindacali, reiterate nel tempo dal sindaco, sono state applicate delle sanzioni illegittime per i locali. Oggetto anche di sanzioni accessorie quali la chiusura del locale per 5 giorni, oltre al pagamento della multa, con gravi danni economici quali il mancato guadagno e il danno permanente all’immagine del locale. Adesso questi locali potranno considerare di proporre nei confronti del comune di Palermo una azione risarcitoria. Ritengo – conclude Ribaudo – che le misure per disciplinare la movida ed evitare le sue degenarazioni, come i fatti di questi giorni insegnano, devono essere altre, e non certamente la limitazione dell’attività musicale all’esterno, svolta nel rispetto comunque della legge”.
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16 Novembre 2015, 19:37