Ore decisive nel centrodestra: sfida Forza Italia-Fratelli d'Italia - Live Sicilia

Ore decisive nel centrodestra: sfida Forza Italia-Fratelli d’Italia

La partita entra nel vivo.

PALERMO – La partita del centrodestra per individuare il candidato a Palazzo D’Orleans entra nel vivo. Sono ore decisive, eppure al momento non c’è ancora la data del vertice nazionale chiamato a mettere la parola fine sull’annosa vicenda.

Occhi puntati su Roma

“La priorità sono le elezioni politiche, noi restiamo in attesa”, si sbottona a taccuini chiusi un dirigente siciliano del centrodestra. Gli occhi sono puntati su Roma. Qui si lavora per trovare l’incastro perfetto tra i partiti sui candidati alla Presidenza nelle contese regionali che coinvolgono anche Lazio (sogno per nulla proibito di Meloni) e Lombardia (anche se c’è chi consiglia prudenza nel sopravvalutare le vicende delle altre regioni chiamate al voto nei prossimi mesi e non nell’immediato come la Sicilia). Ieri il leader della Lega Matteo Salvini è tornato a chiedere la riconferma dell’uscente Fontana in Lombardia aprendo così uno scenario da sfida a due in Sicilia tra FdI e Forza Italia. “Minardo è fuori, Salvini non vuole fare uno sgarbo a Berlusconi”, sussurrano con insistenza i forzisti corroborando il loro ragionamento con le parole pronunciate ieri dal coordinatore nazionale Antonio Tajani. “In Sicilia siamo la forza politica più consistente e riteniamo di avere il diritto di prelazione Forza Italia è in grado di presentare candidati di altissimo livello a cominciare da Stefania Prestigiacomo. Poi si vedrà e si discuterà”.

Berlusconi, La Russa e Miccichè

Le posizioni dei partiti restano cristallizzate, il tempo della trattativa è arrivato. A Roma, Berlusconi sta perorando la causa di Stefania Prestigiacomo con particolare intraprendenza trovando però forti resistenze da parte dei meloniani. In primis dal colonnello Ignazio La Russa a cui è affidata “la missione siciliana”. Il combinato disposto della caduta dei veti e l’intenzione dei salviniani di riconfermare l’uscente Fontana aprono così uno scenario favorevole all’unico nome dei meloniani: Nello Musumeci. I meloniani nei giorni scorsi hanno agitato lo spettro della presidenza dell’Ars (scranno caro al coordinatore azzurro Gianfranco Miccichè) e un via libera al candidato della Lega facendo arrabbiare parecchio il presidente dell’Assemblea che, secondo i beneinformati, potrebbe sempre virare (in caso di mancato goal azzurro) a chiedere almeno tre assessorati di peso: sanità, agricoltura e beni culturali (che guiderebbe egli stesso servendosi del prezioso aiuto dell’esperiente Patrizia Monterosso). Del resto un accordo sulla presidenza dell’Ars, che si vota a scrutinio segreto, lascia sempre il tempo che trova. Insomma, tutto a posto e niente in ordine anche perché c’è chi fa notare che Nino Minardo potrebbe essere il punto di caduta ideale, essendo tra i tre contendenti quello meno divisivo. Ma la decisione spetta a Roma e va contestualizzata in un puzzle molto più complesso che ai siciliani dà pochissimo spazio di manovra. 


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