Orlando, avanti sul rimpasto| Assessori: chi sale, chi scende - Live Sicilia

Orlando, avanti sul rimpasto| Assessori: chi sale, chi scende

Chi resta, chi entra e chi va via. Ma non mancano i malumori tra gli orlandiani.

COMUNE DI PALERMO
di
5 min di lettura

PALERMO – Nei giorni in cui Leoluca Orlando si riscopre leader nazionale della sinistra e duella a distanza col ministro Salvini, conquistando una ribalta che ha superato i confini della Sicilia, nella sua maggioranza si gioca una partita delicatissima e dalla quale dipenderà il futuro dell’amministrazione guidata dal Professore.

Questa settimana, o al massimo la prossima, il primo cittadino convocherà infatti prima i partiti e poi le liste civiche per avere suggerimenti su deleghe e nomi della prossima giunta: un rimpasto più volte annunciato, ma che ormai sembra entrato nel vivo e che potrebbe chiudersi anche entro gennaio. Al momento di certo non c’è niente e Orlando, come sempre, deciderà in completa autonomia: insofferente ai ricatti e agli ultimatum, il sindaco ha ormai abituato gli alleati a una conduzione in solitaria della macchina amministrativa.

Quanti saranno gli assessori da cambiare? Quali le deleghe che resteranno scoperte? E soprattutto, sarà un rimpasto definitivo o a “rate”, con ingressi scaglionati nel tempo? Variabili di non poco conto, che delineeranno la strategia orlandiana e diranno quanto spazio il sindaco sarà disposto a dare ai partiti, ma che potrebbe avere pesanti ripercussioni su una maggioranza già fragile e che nel 2019 potrebbe riscoprirsi di cristallo, proprio alla vigilia delle Europee.

L’unico dato certo è che i partiti, ossia Pd, Sinistra Comune e Sicilia Futura, avranno un assessore a testa dopo avere avuto in sorte anche una società partecipata (Rap, Amat e Amg). Un bottino magro per le forze politiche che hanno subìto le decisioni sulla Gesap, non hanno voce nelle vicende del teatro Biondo o del Massimo e guidano aziende con non pochi problemi e su cui sono partite addirittura vere e proprie commissioni di inchiesta.

Ma il rimpasto è una partita politica dalle mille sfaccettature. La battaglia sui migranti, portata avanti da Orlando, fa a pugni con i problemi quotidiani della città come rifiuti, quartieri al buio e violenza sugli autobus, il che rende improcrastinabile per il sindaco intervenire con decisione sulla sua amministrazione per non perdere quel patrimonio di credibilità ottenuto dopo lo scontro con il leader leghista. Da qui l’esigenza di accelerare, provando ad accontentare tutti, ma il punto è che anche i partiti, al loro interno, sono spaccati.

Al momento gli assessori che sarebbero sicuri di restare sono Giuseppe Mattina, responsabile delle Attività sociali e vicino al mondo ecclesiale, Sergio Marino e l’uomo dei bilanci, Antonino Gentile, che sembra aver ritrovato la sintonia con Sala delle Lapidi. In uscita ci sarebbero invece Gaspare Nicotri, Iolanda Riolo ma anche Andrea Cusumano, rispettivamente titolari delle deleghe su Personale, Mobilità e Cultura. In rialzo le quotazioni di Giovanna Marano ed Emilio Arcuri, che alcuni vogliono sicuri di restare e altri già con la valigia in mano. Nel caso di Arcuri, però, un siluramento sarebbe clamoroso vista la sua storia politica al fianco del Professore, ma considerate anche le difficoltà oggettive di gestire tutti gli uffici tecnici con un solo dirigente specializzato in materia.

Per quanto riguarda gli ingressi gli unici con le idee chiare sono quelli di Sicilia Futura che da sempre puntano su Leopoldo Piampiano (magari alle Attiità produttive), mentre è ben diversa la situazione in casa degli altri partiti. In Sinistra Comune il ballottaggio dovrebbe essere tra Giusto Catania e Barbara Evola, anche se non manca chi sussurra i nomi di Giuseppe Marsala e Mariangela Di Gangi, come è evidente che si dovrà fare spazio anche al primo dei non eletti, Fausto Melluso. Più complicata la questione in casa dem: la vittoria di Davide Faraone ha messo fuori dai giochi Teresa Piccione, sua avversaria nella corsa alla segreteria regionale, e di nomi che mettano tutti d’accordo ne circolano ben pochi. Il gruppo del Pd in consiglio però finora è stato compatto e la soluzione, alla fine, potrebbe essere “tecnica” puntando sull’attuale capogruppo, il renziano Dario Chinnici, che è già frutto di una sintesi interna.

Ma nelle ultime ore si è fatta strada anche l’ipotesi di Francesco Bertolino che, come scrive il Giornale di Sicilia, potrebbe essere indicato in quota Orlando: il sindaco, per la Cultura, punterebbe così su un fedelissimo che però nel frattempo ha aderito al Pd. E proprio questa doppia veste sarebbe l’ostacolo principale, visto che il Partito Democratico si ritroverebbe formalmente con due assessori. Il quarto nome in entrata è invece quello dell’orlandiano per eccellenza, Fabio Giambrone: ex presidente di Gesap, oggi presidente di Gh, il braccio destro del sindaco potrebbe entrare occupandosi di Personale e magari con i galloni da vicesindaco, ma questo obbligherebbe uno tra Marano e Arcuri a lasciare.

Francesco Scarpinato

Un puzzle in cui non sembrano trovare spazio, almeno per il momento, le liste civiche del sindaco, ossia Mov139 e Palermo 2022, ma anche quel che resta del defunto Ncd. “Se questa impostazione venisse confermata, cioè se la parte moderata della maggioranza non ottenesse una rappresentanza politica nella futura giunta, saremmo di fronte alla mortificazione di un patrimonio politico che è stato decisivo nell’elezione del sindaco Orlando ma che, finora, non ha ottenuto alcun ruolo in consiglio comunale – dice il capogruppo di Democratici e Popolari Francesco Scarpinato, recordman di preferenze alle ultime Comunali – Il fatto che il più votato dell’intera maggioranza sia stato proprio un moderato dimostra quanto questa area politica abbia contribuito alla vittoria di tuta la coalizione, con numeri di gran lunga superiori a quelli degli altri consiglieri. Vogliamo quindi sperare che anche ai moderati verrà riconosciuto il lavoro svolto, in caso contrario non potremmo che trarne le dovute conseguenze ma siamo sicuri che il sindaco saprà operare le scelte giuste”.

Insomma, il rimpasto lascerebbe a bocca asciutta chi non milita nei partiti e sarebbero diversi i consiglieri pronti a sbattere la porta e ad accasarsi altrove. Un pericolo per una maggioranza già risicata, da qui la possibilità di far entrare nella partita anche i cda delle partecipate usandoli come camera di compensazione.

Ma tutte le ipotesi devono fare i conti anche con altre variabili: nel gioco degli incastri dovranno trovare spazio le quote rosa e, se all’Ars passasse la riforma sulle giunte, i posti da assessore potrebbero aumentare a 10 o 11, anche se in quel caso il costo totale della squadra dovrebbe restare invariato e questo comporterebbe un taglio dello stipendio. Un allargamento della giunta consentirebbe però di riaprire i giochi, con trattative pronte a ripartire.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI