04 Aprile 2010, 00:30
4 min di lettura
Vincenzo Gallo, noto ai più come Vincino: palermitano, artista, fumettista e vignettista. Da oltre trent’anni racconta le criticità della Sicilia attraverso le sue strisce. A lui Livesicilia ha chiesto in che modo far risorgere l’Isola dalla situazione di stallo in cui si trova. Lui si dice ottimista sul futuro, ma preferisce continuare a sottolineare, con le parole come coi suoi disegni, le criticità della sua terra. “Palermo è proprio un disastro – dice – è una città amministrata da gente che non la ama e non la rispetta. Una città così bella, ricca, piena di positività, che negli ultimi 20 anni ha vissuto una situazione di deperimento. Ma è un ragionamento che si può fare su tutta la Sicilia, che ha davvero infinite possibilità. Il punto è che resta amministrata da gente che le usa male. Prendiamo Palermo, su cui posso parlare con maggiore consapevolezza: vent’anni fa aveva molte più industrie, i cantieri navali davano lavoro a migliaia di operai e poi c’era l’Elettronica Sicula, c’erano le industrie chimiche… come mai negli ultimi 40 anni Palermo anziché crescere è regredita?”.
Quindi nel calderone della mala amministrazione lei mette anche Orlando?
“Sì. E a dirlo è uno che lo ha votato le prime due volte. Perché nel suo programma non c’era una sola riga dedicata ai Cantieri Navali? Mio padre era ligure e a trent’anni si trasferì in Sicilia per andare a lavorare lì. Col tempo diventò anche direttore. Ecco. Prima la gente dal Nord si trasferiva in Sicilia per lavoro. Poi non è stato più così. Orlando è stato un’occasione sprecata. Siamo della stessa generazione e lo ricordo come uno dei giovani più intelligenti con cui crescevo. Vede, i politici sono il mio mestiere, me li cucino giorno dopo giorno. E ammetto che Orlando è stato proprio un’occasione sprecata”.
Cosa ricorda dei cantieri navali, quando li dirigeva suo padre?
“Io ero ancora un bambino, ricordo il profumo del mare, il varo delle navi, l’immagine ancora nitida di questi giganti che venivano posati in mare. Era un’emozione incredibile. Ecco, vede, il ponte: sono tutti contro questo benedetto ponte sullo Stretto. Io no. E mi scontro spesso con molti dei miei più cari amici su questo tema. I verdi! Come fanno proprio i verdi ad essere contrari al ponte? Hanno idea di quanto inquinino quei traghetti che continuano a fare avanti indietro? E poi sono sporchi, vecchi, c’è puzza di piscio… ha mai provato a mangiare un’arancina sul traghetto? È un’esperienza terribile! Farò un libricino sul ponte, i cinesi lo avrebbero costruito in un anno! Ci sono ponti che uniscono nazioni, costruire ponti è facile! Ma anche costruire strade, treni… i treni! Quanto è facile costruire i treni? Invece in Sicilia si impiegano ancora tre ore per andare da Palermo a Trapani”.
Se è tutto così facile, perché in Sicilia diventa così tremendamente complesso?
“Perché la Sicilia ha classi politiche totalmente inadeguate. Prendiamo Micciché, era in grado di scegliere chiunque per candidarlo come sindaco di Palermo, invece ha scelto il più inadeguato dei suoi amici. È vero, è l’uomo che ha fatto eleggere 61 deputati, ma ha fatto eleggere 61… (censura, scusi Vincino, vorremmo evitare querele, ndr). Era amico di gente in gamba, e ha scelto i peggiori. Se prima dicevo che Orlando è stato un’occasione sprecata, Micciché è riuscito comunque a fare molto peggio. La politica è fatta di scelte, in Sicilia si sono fatte le scelte peggiori. Però, attenzione, io sono un ottimista, le potenzialità ci sono ancora tutte. La Sicilia ce la può ancora fare”.
In che modo? Quale rinascita per la Sicilia?
“Ragazza mia, io faccio un altro mestiere. Io la politica la analizzo e la critico, non le suggerisco risposte che non ho. Anche se ammetto che prendere parte alla prossima campagna elettorale mi divertirebbe molto”.
Chi sosterrebbe? Chi, secondo lei, dovrebbe ridare linfa alla Sicilia?
“Non lo so, ma spero che la risposta arrivi dai venticinquenni, dai trentenni. La mia generazione ha già fallito rispetto a quella precedente. Abbiamo già una Sicilia peggiore di quella dei nostri padri. L’ultimo esempio di buona politica che ricordo in Sicilia è quello di Milazzo. Va bene, era un governo tecnico, ma aveva dentro bravi missini, bravi comunisti, bravi democristiani”.
Raffaele Lombardo è stato più volte tacciato dalla stampa di milazzismo.
“Magari fosse come Milazzo! E dire che mi era anche piaciuto in alcune cose, come per la riforma della sanità: mettere un magistrato alla guida di quel sistema logoro e clientelare era stata una buona scelta. Ma ora, vede, prenda il Pd: mi pare che Lombardo stia facendo gli accordi con la parte peggiore del Partito Democratico. Milazzo, o Finocchiaro Aprile, sono stati dei grandi leader. Oggi non ce ne sono più”.
Quindi? Quale rinascita all’orizzonte?
“Non so dirlo, sono solo in grado di giudicare in modo pessimo alcune giunte, in primis quelle di Palermo, Catania, Messina: in Sicilia non c’è una sola grande città amministrata bene”.
Pubblicato il
04 Aprile 2010, 00:30