15 Aprile 2021, 21:23
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PALERMO – Tanto tuonò che piovve. Leoluca Orlando scarica Italia Viva e lo fa nel modo più plateale, ossia un comunicato stampa firmato anche da tutti gli altri assessori, ad eccezione dei renziani Toni Costumati (che in un primo invio era stato incluso per errore) e Leopoldo Piampiano. Una mossa che potrebbe rivelarsi dirompente e aprire la strada a nuove maggioranze in Aula, arrivata al termine di due giorni al cardiopalma che hanno portato alla bocciatura del Piano triennale delle opere pubbliche.
“Si tratta evidentemente non di più di episodi ma di scelte che riteniamo inaccettabili, frutto di un approccio ai rapporti interni alla coalizione che rischia di causare danni insostenibili e forse irreversibili alla città – mettono nero su bianco il sindaco, il vice Fabio Giambrone e gli assessori Giusto Catania, Vincenzo Di Dio, Giovanna Marano, Sergio Marino, Giuseppe Mattina, Paolo Petralia Camassa, Maria Prestigiacomo e Mario Zito – Noi continueremo a lavorare per il bene della città, così come continueremo a pensare e ad agire considerando che sia necessario un approccio di squadra e della valorizzazione e del rispetto di ciascuna cultura e forza politica. E’ ovvio che chi non ha tale approccio e chi non lo manifesta con scelte amministrative concrete, si pone di fatto al di fuori di un percorso politico e amministrativo”.
Una rottura che per il momento è più annunciata che altro: nessuno ha revocato la nomina di Costumati e Piampiano, così come nessuno ha rimosso i presidenti di Rap o di Amat (sempre in quota Italia Viva), ma l’uscita del Professore segna probabilmente un punto di non ritorno specie quando condanna l’atteggiamento di consiglieri “che sono rappresentati all’interno della giunta”.
E’ evidente però che quello del Piano triennale sia solo la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso: il Piano, almeno per gli impegni di spesa, era riferito al 2020 e quindi a un anno ormai archiviato e gli effetti pratici della bocciatura, a detta degli uffici, sono irrilevanti. L’unico motivo di scontro era semmai l’inclusione delle opere accessorie del tram che nell’ultimo bilancio di previsione il consiglio comunale (a eccezione di Sinistra Comune) aveva già messo da parte. Ma è chiaro che il voto di astensione di Iv sia da addebitare più che altro allo scontro di ieri sul documento contro il renziano Totò Orlando firmato da Pd, Sinistra Comune e Avanti Insieme con il M5s e i ferrandelliani; una mossa che lo stesso presidente del consiglio non ha esitato a definire “politica” e un tentativo di costruzione di una nuova maggioranza in vista del 2022.
La nota del sindaco e degli assessori fa anche l’elenco degli atti respinti e addebitati ai renziani: “La bocciatura del piano per la riqualificazione dell’area del mercato ittico, la mancata sospensione del regolamento sulle sanzioni per l’evasione, la bocciatura del bilancio consolidato, la mancata approvazione dei regolamenti sui beni comuni e sui beni confiscati”. “Voti ‘anomali’ – li definisce il sindaco – da parte di consiglieri che pure affermano di condividere e sostenere le scelte strategiche e l’operato dell’Amministrazione”.
Da Italia Viva al momento nessuna replica, ma nessuno nasconde lo stupore per i toni della nota. “Non siamo stati noi a non votare il previsionale e il consolidato è stato bocciato per l’assenza di altre forze politiche della maggioranza, mentre noi eravamo presenti – dice uno dei consiglieri a taccuini chiusi – Forse il sindaco dimentica di aver condiviso pubblicamente le scelte dell’ultimo bilancio sul tram e la bocciatura di oggi è frutto del mancato confronto interno: le opere accessorie sono state inserite all’insaputa di tutti”. L’assessore Prestigiacomo in Aula ha provato ad arginare il malcontento ma senza successo e così si è arrivati a una bocciatura che era ampiamente annunciata, come ha riconosciuto anche un orlandiano doc come Toni Sala.
Iv in queste settimane ha dimostrato a più riprese di volersi tenere le mani libere: l’annunciato voto contrario all’aumento della Tari, la missione romana per il ponte Corleone, l’adesione di Totò Orlando, l’intervento sui fondi per il titolo di capitale della cultura 2018. Un attivismo che non è piaciuto a diversi esponenti della giunta e che si somma alla richiesta di dimissioni alla Prestigiacomo o ai continui bracci di ferro con Giusto Catania.
Difficile dire cosa accadrà adesso: Italia Viva conta su otto consiglieri, tra cui il presidente Totò Orlando, e ha quindi un peso di rilievo in Aula. I renziani non sembrano decisi a staccare la spina, almeno non in questo momento, ma se il Professore dovesse decidere di andare veramente alla rottura l’amministrazione si ritroverebbe in minoranza. Una prospettiva che non ha mai intimorito il sindaco, ma a un anno dalle elezioni la coalizione di governo si ritroverebbe con le mani legate: a quel punto sarebbe inevitabile cercare più di una stampella a Sala delle Lapidi, magari mettendo sul piatto con una poltrona da assessore o da presidente di partecipata e gettando le basi per una coalizione diversa nel 2022.
Un piano che però deve fare i conti con un quadro politico più ampio: nel 2022 si voterà a Palermo ma anche alle Regionali e da lì a breve sarà la volta di Catania e delle Politiche. E’ quasi scontato che lo schema di Palermo sarà lo stesso degli altri appuntamenti elettorali e a seconda di come si metteranno le cose, in Sicilia come a Roma, il centrosinistra potrebbe aver ancora bisogno dei renziani.
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15 Aprile 2021, 21:23