15 Settembre 2020, 06:04
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PALERMO – Obiettivo raggiunto. Leoluca Orlando vince la battaglia sulla mozione di sfiducia, rilancia attaccando a testa bassa le opposizioni e si prepara agli ultimi due anni del suo mandato da sindaco, in vista delle elezioni del 2022. Ieri a Sala delle Lapidi il Professore ha superato la prova più dura, ossia il documento voluto da 19 consiglieri di minoranza che avrebbe potuto mandarlo a casa prima del tempo.
In realtà tutto è andato secondo copione: dito puntato delle opposizioni, difese d’ufficio della maggioranza, arringa finale del primo cittadino e un voto annunciato con 19 favorevoli e 20 contrari su 39 presenti. Una maratona iniziata alle 10 del mattino e terminata nel tardo pomeriggio, a cui è seguita una conferenza stampa utile a Orlando per ribadire la sua volontà di andare avanti. A dir la verità qualche colpo di scena c’è anche stato, come la lite fra il Movimento cinque stelle e il centrodestra con Giulio Tantillo che ha annunciato di non voler firmare più nulla con i grillini. Una spaccatura nel fronte delle minoranze che non ha di certo giovato alla mozione. “Il dibattito è stato imbarazzante – ha gongolato il sindaco – Soggetti che avevano firmato un unico documento hanno preso le distanze a vicenda, c’è chi si vergognava che ci fosse Salvini o il M5s, un’alleanza solo per distruggere e consegnare per un anno a un commissario l’amministrazione della più grande città siciliana”.
Ma volendo tracciare un bilancio politico, non c’è dubbio che il sindaco Orlando sia uscito rafforzato dal confronto d’Aula. Per legge non è possibile presentare una seconda mozione, il che rende le minacce delle opposizioni molto più deboli, ammesso e non concesso che le minoranze siano in grado di firmare un nuovo documento comune. La mozione ha anche costretto la maggioranza a fare quadrato attorno al primo cittadino, nonostante lamentele e mal di pancia, e il sindaco potrà fregiarsi di una rinnovata fiducia che gli spiana la strada per i prossimi due anni.
Non a caso, subito dopo il voto, Orlando ha sparato le sue cartucce: esenzione all’80% per tutte le imposte comunali grazie ai fondi Covid della Regione, trasporto pubblico gratuito, rilancio della multiculturalità, aggiustamenti alle piste ciclabili, attacco alle opposizioni. Un copione che, come tutto fa presagire, si ripeterà anche nei prossimi mesi negli incontri di quartiere annunciati ieri.
La maggioranza alla fine tiene: nonostante le liti e le lamentele, Pd, Sinistra Comune, Italia Viva e orlandiani votano compatti la fiducia al sindaco. Una scelta fin troppo obbligata, visto il rischio di tornare alle urne, ma che spunta le armi a chi, in privato, continua a scalciare, chiede discontinuità e aggiustamenti alla giunta. Non a caso in conferenza stampa Orlando annuncia che sabato prossimo, al nuovo vertice di maggioranza, guarderà “negli occhi i singoli consiglieri e gli ricorderò che da soli non vincono, bisogna condividere la mia visione e non sono disponibile a continuare la mia esperienza se non c’è questa condivisione. Sono tutti minoranze, la maggioranza sono io”. Una minaccia neanche troppo velata, ma che la dice lunga sul modo in cui il Professore intende portare avanti il suo rapporto con gli alleati.
Se l’obiettivo era mettere in difficoltà Orlando, la missione non si può dire compiuta. Le minoranze hanno fatto fatica a trovare la sintesi, hanno presentato la mozione pur sapendo di non avere i numeri con l’intento di fare un processo pubblico al sindaco, ma nei fatti Orlando è riuscito a serrare i ranghi e a non farsi mettere all’angolo, definendo gli avversari come “accattoni”. Qualcuno aveva sperato nei franchi tiratori, ma in realtà le contraddizioni sono esplose proprio all’interno delle minoranze che si sono divise: una spaccatura così profonda che porta gli azzurri a escludere nuovi atti politici che mettano tutti insieme.
Non è un mistero che con il voto di ieri siano ufficialmente iniziate le manovre di posizionamento in vista delle prossime elezioni. Orlando non potrà più ricandidarsi, ma avrà campo libero per provare a fare il padre nobile del centrosinistra palermitano a cui spetterà trovare una sua connotazione; il centrodestra dovrà decidere se spostarsi a destra o puntare al centro, mentre al M5s toccherà scegliere tra l’isolamento e un’alleanza sullo stile romano.
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15 Settembre 2020, 06:04