Orologi d’oro e prelievi | Il “tesoro” nel mirino dei pm

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20 Giugno 2013, 07:10

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PALERMO – E’ lui l’uomo chiave, l’anello di congiunzione che ha permesso agli inquirenti di unire le strade delle due indagini su Ciapi e Grandi Eventi. Il cinquantenne Faustino Giacchetto, che da semplice collaboratore dell’ente di formazione si sarebbe trasformato in dominus assoluto nella gestione e pianificazione dei fondi europei assegnati all’ente, avrebbe messo da parte un vero e proprio tesoro. Un patrimonio raccolto “con un sistema criminale” – come si legge nel provvedimento firmato dal gip Luigi Petrucci – che si sarebbe snodato tra favoritismi, somme di denaro erogate a politici, funzionari pubblici e operatori della comunicazione.

Già l’anno scorso, a luglio, i finanzieri avevano posto sotto sequestro beni e soldi del project manager, in seguito alle ipotesi di reato contestate dai sostituti procuratori Maurizio Agnello e Gaetano Paci di turbativa d’ asta e corruzione. Un tesoro di oltre due milioni di euro composto da denaro in contante, conti correnti e ben trenta orologi di lusso, preziosissimi, che Giacchetto custodiva in una cassetta di sicurezza intestata a sua cognata. Trentamila euro, il valore di ognuno di loro.

A giudicare dalle dichiarazioni di Angelo Vitale, testimone chiave dell’inchiesta, Giacchetto non aveva certo problemi di liquidità  “Negli anni 2006, 2007 e 2008, il denaro che consegnavo in contanti al Giacchetto – ha raccontato -, dopo averlo prelevato dai conti correnti della Sicily e riposto all’interno di alcune buste per corrispondenza ammonta ad almeno 5.000 euro al giorno”.

Ma il patrimonio di Faustino Giacchetto non si ferma qui. Le indagini coordinate all’aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Maurizio Agnello, Sergio Demontis, Gaetano Paci, Aessandro Picchi e Pierangelo Padova, che hanno condotto al suo arresto, hanno fatto venire a galla un movimento di milioni e milioni di euro, animato da ogni tipo di strategia, da quella delle fatture gonfiate alle gare d’appalto pilotate, fino alle false compravendite immobiliari che si fermavano ai preliminari di vendita.

A svelare molti dei metodi adottati da Giacchetto per accumulare capitale, è stato, dunque, Angelo Vitale, legale rappresentate della società che lo stesso Giacchetto avrebbe invitato a costituire, la Media Consulting srl. Secondo quanto Vitale ha messo a verbale, quattro anni fa il project manager gli avrebbe fatto acquistare – con fatture intestate alla società – orologi di lusso, tra Rolex e Patek Philippe e avrebbe realizzato lavori di manutenzione dell’impianto elettrico nella sua villa, intestata alla suocera, per un importo di sedicimila euro. Ma non finisce qui, perché il collaboratore di Giacchetto ha rivelato molto di più, anche sui “regali” da migliaia di euro a politici e conoscenti di spicco: da un ricevimento di nozze da undici mila euro al Palazzo Villarosa (“Non ricordo chi fosse il festeggiato – ha detto Vitale – ma sono sicuro che si trattava di un parente di un funzionario del Ciapi o della Regione”), fino ad un viaggio di 36.350 euro in Tunisia fatto dalle famiglie di Giacchetto e degli “onorevoli Scalia, Gentile e Sparma”, come raccontato da Vitale, che davanti agli inquirenti si era definito un “tuttofare di Giacchetto”.

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“Sono in imbarazzo nel rendere queste dichiarazioni – ha detto – ma, in pratica, col tempo sono diventato un suo factotum che per uno stipendio mensile di circa 3.000 euro, mi dava indicazioni sul come gestire la Sicily Communication S.r.l. e la Media Center & Management S.r.l.. Dal 2008 ad oggi, tutte le operazioni commerciali e finanziarie poste in essere da quest’ultime società sono state ideate e gestite da Giacchetto”. Insomma, un leader carismatico, che esercitava un particolare ascendente sui suoi collaboratori: “Col passare degli anni – ha detto Vitale – la mia soggezione nei suoi confronti  è aumentata a dismisura Mi ha psicologicamente annullato come persona e come uomo, tutte le mie azioni sono state e sono tuttora da lui completamente controllate. Per tale motivo, sono stato, e sono, un mero strumento di una molteplicità di azioni criminali da lui ideate, dall’emissione di fatture di comodo, al trasferimento di somme di danaro in suo favore o di altri soggetti a lui riconducibili, all’acquisto di beni di lusso”.

Vitale poi elenca i beni che costituiscono il maxi patrimonio del manager, dai benefici accessori d’azienda, fino alle auto. “Sono numerosi i benefits di cui ha potuto usufruire – ha aggiunto Vitale -. Utilizza due carte di credito prepagate (modello Super Flash) di Intesa Paolo che mi fa periodicamente ricaricare sulla base di denaro che trasferisco dai conti correnti della Media Center & Management S.r.l. a titolo di “anticipo amministratore”. Usa un’ autovettura Audi A1 ed una Mini Country Man, entrambe intestate alla Media Center & Management S.r.l., che sono rispettivamente di fatto stabilmente in uso al figlio ed alla moglie”.

Vitale ha parlato anche con gli inquirenti delle fatture gonfiate, quei soldi che hanno contribuito a far lievitare le cifre del capitale accumulato da Giacchetto. Questo metodo avrebbe anche permesso di fare ottenere ai politici e ai dirigenti riconducibili al Ciapi, diversi abbonamenti in tribuna vip allo stadio Renzo Barbera. “A ciò – aggiunge Vitale – deve aggiungersi una serie di operazioni finanziarie ed immobiliari, del tutto concordate con Giacchetto, finalizzate a trasferire in suo favore consistenti somme di denaro. Il più delle volte, le fatture emesse dalla Media Center & Management sono di comodo o perché relative a prestazioni mai rese o perché riportanti importi maggiorati rispetto al reale valore dei servizi resi”.

Ma a fare aumentare gli zeri delle cifre che formano il tesoro di Giacchetto secondo l’accusa c’erano anche le false compravendite immobiliari: “Nel 2008 – ha raccontato l’ex collaboratore – mi fa stipulare due preliminari di compravendita con cui la Sicily Communication si impegna ad acquistare da Concetta Argento (la moglie di Giacchetto) alcuni immobili. Contestualmente la società trasferisce, a titolo di caparra, la somma complessiva di 1.700.000 euro alla venditrice, tramite assegni bancari tratti dal conto corrente aziendale di Banca Intesa, con l’accordo che, dopo qualche tempo, la Sicily Communication, non essendo in grado di concludere l’affare, avrebbe perso la caparra versata all’Argento”.

Un modus operandi che si è ripetuto nel tempo: “Analoghe operazioni – ha spiegato Vitale –  sono state poste in essere, nel 2009, con la Media Center & Management  ma, in questo caso, l’importo trasferito è stato di 2.600.000 euro, sempre a favore di della stessa persona”. Insomma, le operazioni messe in piedi per lo spostamento del denaro direttamente nelle sue tasche, veniva dettagliatamente studiato da Giacchetto, che tramite due società della famiglia della moglie avrebbe attuato ulteriori trasferimenti di soldi: “Avvenivano attraverso il pagamento di fatture false emesse dalla Cofarg dalla Adilat”, ha precisato l’ex collaboratore.

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20 Giugno 2013, 07:10

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