14 Luglio 2015, 19:47
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PALERMO – Ostaggio dei privati e dei lavoratori. E sotto inchiesta dalla Procura. Nella gestione di Sicilia e-Servizi, Rosario Crocetta è riuscito in un capolavoro. È riuscito, insomma, a sbagliare praticamente tutto. E adesso su di lui pende il rischio di una condanna per danno erariale e una per abuso d’ufficio. Mentre sulla Sicilia potrebbe abbattersi un ciclone amministrativo e informatico senza precedenti. Una pasticcio degno di Pappagone o di Giufà, figure che hanno finito per essere accostate al governatore. Simboli della goffaggine di governo e dell’improvvisazione. Parola, quest’ultima, usata anche dai pm contabili.
Oggi i 56 lavoratori della società ormai interamente pubblica Sicilia e-Servizi hanno manifestato la propria rabbia di fronte alla sede della società in via Thaon de Ravel, a Palermo. I loro contratti, finiti al centro di inchieste contabili e penali, scadranno il prossimo 22 luglio. Una protesta che ha immediatamente provocato il blocco dell’attività dell’anagrafe regionale ma soprattutto il pagamento dei ticket.
Tutti i dipendenti, con i rappresentanti sindacali di Fim, Fiorm e Uilm, hanno chiesto un incontro urgente al governo Crocetta. “Non c’è più tempo da perdere – spiegano i sindacati -. Chiediamo la stabilizzazione di questi lavoratori che hanno in mano le chiavi dell’informatica regionale e subito un tavolo di confronto per risolvere questa emergenza”. Ma proprio Crocetta, insieme all’amministratore unico della società Antonio Ingroia, è già finito in un guaio a causa proprio dell’assunzione di quei lavoratori, provenienti dalle aziende che rappresentavano la parte “privata” della società dell’informatica (mista fino a un anno e mezzo fa). Selezioni che, secondo la Procura contabile, che ha chiesto la condanna per il governatore, l’ex pm, metà della giunta di Crocetta e persino dell’Avvocato dello Stato Dell’Aira, sarebbero avvenute “al buio” e violando il divieto di assunzioni vigente in Sicilia. Non solo. La scelta su quali degli ex lavoratori di Sisev dovessero essere salvati è stata compiuta da una commissione nominata da Antonio Ingroia, che i procuratori contabili hanno considerata sostanzialmente “arbitraria” e fondata su nessun riferimento normativo.
Anzi, sull’atto che dà il via libera a quei contratti, le parole del viceprocuratore regionale della Corte dei Conti Gianluca Albo, in occasione della più recente udienza, ha usato parole durissime: “In tanti anni non ho mai visto una delibera del genere”. Ma non solo, proprio sui lavoratori, il pm contabile ha aggiunto: “Lo sapete qual è il profilo di alcuni degli assunti? C’è un commis di cucina, un gestore di un negozio ‘Calzedonia’, una promotrice di servizi finanziari, il capo della segreteria particolare di un assessore, un ranger”. Secondo Albo, tra l’altro, non reggerebbe una delle spiegazioni date dagli “imputati” per giustificare quelle assunzioni, cioè l’urgenza legata alla gestione, da parte della società, di servizi fondamentali come quelli riguardanti il 118 o il Cup. “Una spiegazione che non regge – spiega Albo – visto che, di fatto, i privati stanno ancora gestendo questi servizi. Mentre i dati che erano in un server in Valle d’Aosta non sono ancora stati trasferiti in Sicilia. Non vi era, insomma, alcuna urgenza che giustificasse quelle assunzioni”.
Insomma, il “capolavoro” di Crocetta nella gestione di Sicilia e-Servizi è proprio quello. Da un lato, i lavoratori “minacciano”, a ridosso della scadenza di quei contratti, di interrompere alcuni servizi essenziali della Regione. Dall’altro, i soci privati che rivendicano ancora crediti milionari nei confronti del governo, per progetti che non sarebbero stati pagati, detengono ancora le chiavi del server. E un mese fa, in effetti, si è assistito a un black out del sistema informatico: sedici ore senza la possibilità di accedere al Cup (centro unico per le prenotazioni finanziarie), ai dati anagrafici dei pazienti, al software che gestisce il 118, mentre saliva la paura su possibili ritardi persino nell’erogazione degli stipendi.
Un pasticcio, dicevamo. Anche perché, stando alle parole degli stessi lavoratori, il governatore e l’amministratore unico avrebbero persino promesso a quei dipendenti, dopo il primo contratto a tempo determinato, una definitiva assunzione. Come descritto senza giri di parole, ad esempio, in un comunicato stampa dei sindacati: “A pochi giorni dalla fine del contratto – hanno detto i segretari di Fiom, Fim e Uilm Palermo Angela Biondi, Ludovico Guercio e Vincenzo Comella – e dalla recente paralisi del sistema informatico della Regione Sicilia che ha creato il caos in tutti gli uffici, il presidente Crocetta, non solo non si preoccupa della sorte dei 56 lavoratori ai quali aveva promesso, insieme all’amministratore unico Antonio Ingroia, la stabilizzazione, ma neppure si preoccupa della sorte del funzionamento della stessa Regione siciliana – dichiarano – Abbiamo chiesto un incontro dieci giorni fa ma non abbiamo ricevuto alcuna convocazione, nonostante l’imminente scadenza. Riteniamo scandaloso il disinteresse manifestato dal presidente Crocetta. Per questa ragione, abbiamo proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori e organizzeremo iniziative che potrebbero portare alla sospensione dell’attività informatica della Regione”. Del resto, a otto giorni dalla scadenza di questi contratti, il governo non sembra avere individuato la strada per tenere in piedi la società. Anche perché difficilmente una proroga del rapporto di lavoro potrà essere spiegata come un atto “necessario”, visto che la natura stessa del contratto a tempo determinato fissa chiaramente il momento entro cui bisognerà avere già individuato una soluzione. Che ancora non c’è. C’è, invece, un enorme caos. I privati possono staccare la spina, i lavoratori spegnere la luce. A Crocetta e Ingroia, invece, non resta che cercare di evitare che la Regione si fermi, oltre a spiegare ai giudici come sia stato possibile compiere questo capolavoro.
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14 Luglio 2015, 19:47