22 Febbraio 2019, 08:24
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PALERMO – La promessa di voto si otteneva con i pacchi della spesa. Così sostengono magistrati e carabinieri che indagavano sugli affari della mafia e avrebbero scoperto anche un caso di corruzione elettorale. Nell’inchiesta che ha portato in carcere tre persone a Campobello di Mazara è indagato anche Stefano Pellegrino, uno dei più noti penalisti della provincia di Trapani e deputato regionale di Forza Italia. Gli è stato appena notificato un avviso di garanzia.
Nel 2017 è stato eletto nella lista di Forza Italia con 7670 preferenze. Ed è nel corso di quest’ultima consultazione che il consenso elettorale sarebbe stato raccolto inviando la spesa ad alcuni elettori del paese in provincia di Trapani. Pellegrino è indagato per corruzione elettorale senza l’aggravante mafiosa.
Secondo la ricostruzione della Procura di Palermo, avrebbe “comprato” preferenze senza sapere che di mezzo c’erano esponenti di Cosa nostra. Un’inchiesta delicata per il ruolo di Pellegrino, avvocato (in passato ha anche difeso il senatore Antonio D’Alì), presidente della commissione “Affari Istituzionali” dell’Ars e componente di quella Antimafia.
Il nome di Pellegrino è venuto fuori nel corso delle indagini sulla scalata imprenditoriale di Calogero John Luppino nel settore delle scommesse grazie all’appoggio dei boss di Campobello di Mazara. Il ‘re’ delle scommesse e lo zio Salvatore Giorgi, scrivono i carabinieri, “in ossequio alle disposizioni impartite dal carcere da Franco Luppino, supportavano la candidatura alle elezioni regionali del politico locale, promettendo e somministrando generi alimentari a cittadini del luogo in cambio della promessa di voto”.
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22 Febbraio 2019, 08:24