Pachino: condannato il boss Giuliano, assolto l'ex consigliere Spataro - Live Sicilia

Pachino: condannato il boss Giuliano, assolto l’ex consigliere Spataro

Pesantissime le condanne. Ma la sentenza dà una nuova rilettura delle presunte infiltrazioni mafiose nel comune sciolto nel 2019.
TRIBUNALE DI SIRACUSA
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Boss di Pachino sì, ma a partire dall’aprile 2015. Salvatore Giuliano incassa un’altra condanna da parte del Tribunale di Siracusa nell’ambito del processo che è frutto dell’inchiesta Araba Fenice. Operazione che nell’estate del 2018 ha mappato il potere criminale del clan Giuliano nella ‘capitale del ciliegino’. E documentando anche i forti rapporti criminali con il Cappello di Catania, con cui vi sarebbe stato un ‘patto di ferro’ mafioso. Ieri la presidente Carla Frau ha letto il dispositivo di sei pagine: il Tribunale aretuseo ha elargito condanne pesantissime agli imputati accusati a vario titolo di mafia, estorsione, intestazione fittizia, droga.

Il collegio giudicante ha circoscritto temporalmente l’associazione mafiosa di Salvatore Giuliano, assolvendolo per la contestazione riferita dal 2013 ai primi tre mesi del 2015. Una definizione cronologica che ha un peso specifico in riferimento al condizionamento mafioso che ci sarebbe stato nel comune di Pachino nel corso delle elezioni del 2014 in cui fu eletto Salvatore Spataro, che è stato assolto dal reato di associazione mafiosa “perché il fatto non sussiste”. Per il tribunale, dunque, non sarebbe un affiliato del clan Giuliano. Non dimentichiamo che il comune di Pachino, nel 2019, è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. E l’inchiesta Araba Fenice era un pezzo importante di quel provvedimento del Viminale. Una sentenza che per il difensore dell’ex consigliere comunale, l’avvocato Giuseppe Gurrieri restituisce “finalmente serenità e dignità all’intera comunità pachinese che ha dovuto subire la ferocia di un provvedimento di scioglimento del consesso comunale per infiltrazione mafiosa, frutto di supposizioni che finalmente oggi sono state sconfessate da questa sentenza. Finalmente la verità è venuta fuori a costo di sacrificio e di grande lavoro, che ha portato ad un risultato incontestabile”. 

Ma andiamo alle altre condanne. Che come detto sono pesantissime. Salvatore Giuliano è stato condannato a 24 anni (ma dal 2015), Giuseppe Vizzini 18 anni e 6 mesi, Claudio Aprile 27 anni e 3 mesi e 28.700 euro di multa, Giuseppe Aprile 26 anni e 7 mesi e 28.900 euro di multa, Giovanni Aprile 30 anni, Giuseppe Agnello 3 anni e 206 euro di multa, Rosario Agosta 3 anni e 2 mesi di reclusione e 950 euro di multa, Sergio Arangio 3 anni e 7 mila euro di multa, Antonio Cavarra 1 anno e 103 euro di multa, Alex Greco 3 anni e 1 mese e 260 euro di multa, Daniele Di Stefano 3 anni 1 mese e 260 euro di multa, Salvatore La Rosa 1 anno e 4 mesi e 130 euro di multa, Maria Sanguedolce 2 anni 1 men e 5.500 euro di multa, Nunzio Agatino Lorenzo Scalisi 12 anni e 10 mila euro di multa, Giuseppe Villari 6 anni e 26 mila euro di multa, Simone Vizzini 6 anni e 1 mese di multa e 27 mila euro di multa. 

E poi ci sono le assoluzioni (anche parziali): Giuseppe Vizzini è stato perchè “è insufficiente la prova che i fatti sussistano”, con la stessa formula il tribunale ha assolto Giuseppe Crispino. I tre imputati Aprile sono stati  assolti da alcuni capi di imputazione per insufficienza di prova, così come Sergio Arangio. Il Tribunale ha infine assolto Salvatore Giuliano, Gabriele Giuliano, e Simone VIzzini dall’accusa di intestazione fittizia de la Società La Fenice. Comunque il tribunale aretuseo ha disposto la confisca delle quote sociali de La Fenice Soc. Agricola Srl

“Sembra scontato dire per un difensore che la sentenza non ci soddisfa – commenta a LiveSicilia l’avvocato Giuseppe Gurrieri, difensore di Salvatore Giuliano e di alcuni tra gli imputati chiave –  e che attendiamo di leggere le motivazioni per proporre appello; d’altronde, da operatore del diritto, posso anche essere d’accordo sul fatto che le sentenze non si commentano, semmai si impugnano ed è quello che con certezza faremo. Ciò non significa che non si posa fare un’analisi sulla tenuta dell’impianto accusatorio, dal dispositivo emerge – argomenta – che in un arco temporale di due anni il clan Giuliano ha concretizzato un’estorsione per 4200 euro (per altro nemmeno incassati ma compensati) una per 1500 euro ed altre due (una consumata e una tentata) dalle quali non avrebbe ottenuto alcuna somma; di queste quattro estorsioni, una sola riguarda il settore ortofrutticolo”.

ll Tribunale ha infine assolto Salvatore Giuliano, Gabriele Giuliano, e Simone VIzzini dall’accusa di intestazione fittizia de la Società La Fenice. Comunque il tribunale aretuseo ha disposto la confisca delle quote sociali de La Fenice Soc. Agricola Srl. “Questa assoluzione dimostra che la società La Fenice – commenta ancora l’avvocato Gurrieri – era realmente e non fittiziamente nella titolarità dei due soci Gabriele Giuliano e Simone Vizzini che nel luglio del 2018 per tale accusa vennero condotti in carcere ed oggi dichiarati estranei alla vicenda”. Ora resta da vedere se dopo la lettura delle motivazioni, che saranno depositate tra 90 giorni, la procura non deciderà di impugnare la sentenza per le posizioni assolutorie. Comunque questo è solo il primo capitolo. Il secondo si terrà a Catania, davanti alla Corte d’Appello. 


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