Padre Pino Puglisi |”Un prete con i pantaloni”

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30 Gennaio 2015, 10:09

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CATANIA – “U parrinu” con i pantaloni. Lo descrive così Christian Di Domenico a Don Pino Puglisi nel trailer del suo spettacolo che andrà in scena questa sera e domani al Teatro Tezzano di Catania. Una definizione quella del “prete con i pantaloni” calza a pennello al sacerdote ucciso dalla mafia: un uomo di chiesa diverso dagli altri “colleghi”. Un uomo, appunto. Don Puglisi si toglie l’abito e si mescola tra i giovani. Non si erge a maestro, ma a semplice persona comune. Abbassa le difese e rinnova il cambiamento: “ruba” manovalanza alla mafia. E nel suo messaggio del vangelo offre un’alternativa a quegli adolescenti offuscati dalle promesse degli uomini d’onore.

“U Parrino” è uno degli appuntamenti della rassegna teatrale di Palco Off con la direzione artistica di Francesca Vitale e la regia organizzativa di Renato Lombardo. E oggi questo spettacolo in un palco così stretto del Teatro Tezzano vuole portare un messaggio di grande attualità a Catania dove ancora i giornalisti scrivono di arresti di affiliati ai clan mafiosi. Venti anni fa come oggi Cosa nostra esiste: ha cambiato le fattezze, ma non il suo dna maligno.

“U Parrinu è un progetto di diffusione della legalità – scrive il brianzolo Di Domenico nella presentazione –  attraverso la distribuzione dello spettacolo teatrale U Parrinu, la mia storia con Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia. L’obiettivo è quello di raccontare questa storia a più persone possibili. Raggiungere soprattutto i ragazzi, nelle scuole, negli oratori, nelle associazioni che operano nel sociale. Il sogno è far si che il costo del biglietto non ricada sui più giovani”.

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E l’ingresso allo spettacolo è libero.  Christian ha conosciuto don Puglisi quando era piccolo. “Veniva a trascorrere alcuni giorni di vacanza con la mia famiglia  – racconta – Era strano avere un prete in casa. I suoi occhi brillavano di una luce speciale che non so spiegare. Il 15 settembre 1993, giorno del suo 56esimo compleanno, un colpo di pistola alla nuca ha spento quella luce – continua Di Domenico – e ha segnato un pezzo di storia della Chiesa e della società civile in Italia. Fu eliminato perché, togliendo i bambini alla strada, li sottraeva al reclutamento della mafia. Ma se Don Pino fu giudicato dai boss di Cosa Nostra un fastidioso intralcio di cui liberarsi alla svelta, il suo assassinio fu soltanto il mostruoso epilogo di una lunga catena d’incomprensioni, inadempienze e silenzi da parte di tutti”.

“Oggi sento il bisogno – conclude –  di raccontare la sua storia perché credo che possa aiutare le nuove generazioni a recepire quei valori di cui ogni sua azione compiuta era portatrice: Fede, Coraggio e, soprattutto, capacità di Perdonare”.

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30 Gennaio 2015, 10:09

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