30 Maggio 2022, 13:07
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“Ero fuori città, non ho ascoltato le parole dell’arcivescovo in diretta, ma credo che siano opportune, mosse da una idealità importante. Chi vuole governare Palermo deve sacrificarsi e dare la vita per Palermo. Non nel senso che è necessario che muoia, ma per seminare speranza”.
Quante volte padre Cosimo Scordato, sacerdote, anima dell’Albergheria, oggi ‘a riposo’ – e più attivo che mai – ha pronunciato parole che sanno indicare una strada. Poi, su quel cammino si può ragionare. Ma, intanto, eccolo lì. Dove c’era un muro. Nell’incontro con i candidati sindaci, monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo e pastore di Palermo, è stato chiaro: “Il vostro servizio si colloca al centro di date strategiche. Abbiamo visto il 23 maggio, siamo protesi verso il 19 luglio, il 3 settembre ci sarà il quarantennale di Dalla Chiesa e ci stiamo andando verso il trentennale dell’uccisione di Pino Puglisi. Vi rimando a questi testimoni perché loro vi chiederanno chi vi metterete accanto”.
Una presa di posizione esplicita, don Cosimo.
“Sì, qualcosa che ci ricorda il valore e il senso alto della politica. Che si può riassumere in una domanda: quanto siamo disposti a rischiare per il bene della comunità e non per i nostri interessi? Per cambiare davvero le cose bisogna mettere in campo l’attitudine dei martiri”.
Cosa pensa di queste elezioni?
“Che ci stanno sfuggendo, che continuiamo a viverle come un momento episodico, in vista di una data e basta. Non mi pare che ci sia vera partecipazione”.
Non c’è?
“Non vedo vicinanza alla vita e ai problemi della gente, né interlocuzione con i quartieri. Non vedo attenzione alla città, dai problemi più spiccioli e una progettualità nuova. Questo, mi sembra, è quello che sta accadendo. Chi sono i candidati? Da quale scelta di popolo sono stati selezionati?”.
Non è uno scenario confortante…
“I politici si muovo da una poltrona all’altra, come se niente fosse. Intanto, la distanza con i drammi e con i sentimenti delle persone si fa abissale. Per cui è naturale che tanti non vadano a votare e penso che, anche il 12 giugno, sarà così”.
Una campagna elettorale segnata dalle polemiche sul rapporto tra condannati per mafia e politica. Come, per esempio, Totò Cuffaro che è tornato con una sua lista, a sostegno di Roberto Lagalla e del centrodestra. Qual è la sua idea?
“Dobbiamo fissare un punto per correttezza: Cuffaro ha scontato la pena che doveva scontare, se vuole rimettersi in gioco è legittimo che lo faccia ed è libero di farlo. Ma c’è un problema”.
Quale?
“Il problema è capire se ha cambiato stile di vita politica, perché il suo stile precedente era in osmosi con sistemi discutibili e pericolosi. Ma se ha qualcosa di diverso da dire, ben venga Cuffaro”.
S’impone un bilancio dell’ultima sindacatura Orlando.
“Leoluca Orlando è un politico di qualità, un uomo attento a questioni irrinunciabili di principio, come il tema dei migranti”.
Ma?
“Avrebbe dovuto curare meglio la normalità di una città, sarebbe stata la risposta più opportuna a qualsiasi interferenza. Se una città è normale, il clientelismo e gli atteggiamenti opachi diminuiscono”
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30 Maggio 2022, 13:07