17 Febbraio 2021, 05:58
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PALERMO- Forse è presto per dire che al carcere ‘Pagliarelli’ è tornato il sereno, ma è pure vero che i contagi da Covid tra i detenuti sono considerevolmente calati. Il primo focolaio si è ridotto di molto: da una cinquantina che erano, i positivi, sono nove, più sei casi dubbi. Nell’altra zona dell’istituto penitenziario, lì dove era divampato un nuovo focolaio, ci sono cinque contagiati. Si tratta di un aggiornamento importante, rispetto all’ultimo bollettino. Non si può parlare, appunto, di un problema superato: abbiamo imparato che il Coronavirus è un avversario subdolo. Ma si può, in questo momento, tirare un mezzo sospiro di sollievo.
Intanto, da più parti e con più voci, si chiede che la popolazione detenuta sia inserita tra le categorie prioritarie per la vaccinazione. Il carcere è una comunità chiusa, dove, semplicemente, non è possibile ‘andare da un’altra parte’. Di recente, con LiveSicilia.it, ha parlato l’avvocato Fabio Massimo Bognanni, vicepresidente della Camera penale di Palermo. “Vorremmo che fosse protetto l’intero universo della giustizia, senza dimenticare i detenuti che vivono in una condizione di fragilità”. Una presa di posizione, all’interno dell’avvocatura palermitana, scossa dal grave caso dell’avvocato Giovanni Lupo, ricoverato al ‘Cervello’.
Una posizione già espressa dal garante regionale per i detenuti, il professore Giovanni Fiandaca, che sta seguendo la vicenda del ‘Pagliarelli’: “Già l’otto gennaio scorso ho inviato una nota formale all’assessore Razza e al presidente Musumeci per chiedere, sulla scia di quanto rappresentato dal garante nazionale e dalla conferenza dei garanti regionali, di prendere in considerazione, tra la categorie da vaccinare in via prioritaria, detenuti e personale penitenziario, o di prendere in considerazione, in subordine, gli over sessanta e i soggetti affetti da comorbilità”.
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17 Febbraio 2021, 05:58