Pagò una parcella a se stessa | Corsello deve ridare 160 mila euro - Live Sicilia

Pagò una parcella a se stessa | Corsello deve ridare 160 mila euro

Anna Rosa Corsello

Per i giudici di secondo grado della Corte dei conti ha provocato un danno erariale.

Palermo Corte dei Conti
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PALERMO – La sentenza è definitiva. La sezione d’appello Corte dei Conti ha condannato l’ex dirigente Anna Rosa Corsello a pagare alla Regione 163 mila euro per il danno erariale provocato.

Il burocrate alla guida del Dipartimento della Formazione professionale, oggi in pensione, si era auto assegnata compensi che non le spettavano per gli incarichi aggiuntivi di commissario liquidatore di Multiservizi e Biophera. Secondo la difesa – Corsello per la stessa vicenda è indagata per peculato anche dalla Procura ordinaria – il rapporto con le società partecipate aveva natura privatistica. Dunque, la competenza sarebbe stata del giudice civile e non della Corte dei Conti. Di avviso opposto i pm contabili.

A Corsello veniva addebitata una doppia responsabilità: in quanto dirigente generale non poteva percepire compensi extra in nome del principio di omnicomprensività dello stipendio e in ogni caso Corsello non ha mai restituito la somma indebitamente percepita. La procedura prevede che l’ente presso cui il dirigente semplice ha espletato l’incarico liquidi alla Regione l’intero compenso; quindi la Ragioneria generale paga il 50 per cento della somma al dipendente e versa la restante metà in un apposito fondo regionale. In molti casi l’ente o la società avrebbero pagato l’intera somma direttamente al dirigente, saltando il passaggio dal Bilancio. Un caso che non riguarderebbe solo Corsello. Livesicilia raccontò già nel 2014 il caos dei rimborsi per gli incarichi aggiuntivi. Nel febbraio scorso si è scoperto che anche il dirigente generale del dipartimento regionale della Funzione pubblica, Luciana Giammanco, è indagata dalla procura regionale della Corte dei Conti.

Giammanco, che è il responsabile dell’anticorruzione della Regione, era stata indicata dall’allora procuratore regionale Giuseppe Aolisio, oggi al suo posto è subentrato Gianluca Albo, come esempio non virtuoso. Aloisio non la citava per nome, ma diceva: “Sono rari i casi in cui i responsabili anticorruzione hanno segnalato alla Procura regionale i comportamenti di soggetti ritenuti responsabili di fatti illeciti, a causa di un sistema di vigilanza e denunzia rivelatosi farraginoso, ad attuazione stentata e in alcuni casi anche opaca – si legge nella relazione -. Emblematico il caso del dirigente anticorruzione dell’amministrazione pubblica che in Sicilia annovera il più alto numero di dipendenti, il quale non solo non ha mai denunciato alcuno, ma si trova interessato egli stesso da un’attività istruttoria tuttora pendente, per evidente conflitto di interesse rispetto alla funzione esercitata”.

La sentenza che riguarda Corsello è stata emessa dalla sezione d’appello presieduta da Giovanni Coppola. Giudce relatore è Tommaso Brancato.

 


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