Palamara, Csm, correntismo |'Condotte clientelari inaccettabili' - Live Sicilia

Palamara, Csm, correntismo |’Condotte clientelari inaccettabili’

Lunga intervista al Presidente dell'Anm di Catania, Roberto Cordio.
MAGISTRATURA
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CATANIA – La toga è lacerata. La magistratura italiana sta vivendo una delle sue crisi più nere. Lo scandalo creato dalle indagini – e dalle intercettazioni – che vede protagonista Luca Palamara ha creato un vuoto tra magistratura e cittadini. Sempre più sfiduciati. Nelle ultime settimane lo tsunami di Perugia ha investito il palazzo di Giustizia di Catania. Palamara ha iniziato a rilasciare interviste ai giornali e alle tv descrivendo il sistema clientelare delle toghe, puntando il dito anche su alcuni magistrati catanesi. Il Presidente Bruno Di Marco ha già replicato sulle colonne di LiveSicilia, ma le insinuazioni dell’ex membro del Csm si allargano ai corridoi del Tribunale di piazza Verga. Per il presidente dell’Anm di Catania, Roberto Cordio, bisogna ripartire seguendo le indicazioni date dal capo dello Stato Sergio Mattarella. 

Presidente Cordio, il dottor Palamara nelle sue ultime interviste entra a gamba tesa anche nel Palazzo di Giustizia etneo, parlando di una sorta di ‘sistema Catania’. Come risponde?

“È sicuramente un momento molto difficile per l’intera magistratura per le vicende che ormai si stanno accavallando da maggio dello scorso anno ad oggi. Le ultime esternazioni del dottor Palamara io non sono neanche in grado di commentarle perché fa dei riferimenti obliqui, in qualche maniera lancia dei messaggi non so bene a chi. Il dottor Palamara si riferisce a qualche episodio che io ignoro e quindi non sono in grado di commentare. Certamente non fa piacere sentire un collega che utilizza queste espressioni vaghe con dei riferimenti generici e al tempo stesso lasciando immaginare chissà quali retroscena, quando poi sappiamo che se ci sono eventualmente delle situazioni di queste chi ne è responsabile ne dovrà rispondere anche in sede disciplinare. Come sappiamo, infatti, c’è già stata un’iniziativa della Procura Generale e probabilmente ce ne potranno essere altre”. 

Lei ha avuto modo attraverso la stampa o attraverso altre fonti di leggere i contenuti delle chat finite nelle mani della magistratura?

“Sì qualcosa ho letto”.

E leggendo queste chat da magistrato come si è sentito? È consapevole che i cittadini hanno perso fiducia nella magistratura?

“Questo è sicuramente un problema. Non possiamo nasconderci dietro un dito. Le situazioni veramente spiacevoli, critiche e assolutamente censurabili che abbiamo letto dalle intercettazioni o che sono state pubblicate sui giornali, mi riferisco innanzitutto alle conversazioni con esponenti politici da parte di componenti del Csm o di ex componenti del Csm che sono fatti gravissimi che  andranno sanzionati nelle sedi opportune, hanno prodotto un’immagine negativa della magistratura. Però è bene sottolineare che la magistratura nella maggioranza dei suoi componenti è estranea a questo tipo di comportamenti. Ma non possiamo negare che ci sono stati dei colleghi che hanno cercato di intervenire a favore di se stessi o a favore di altri per ottenere o cercare di ottenere dei posti di rilievo e per ottenere altri tipi di vantaggi dal punto di vista della carriera. E questo sicuramente ha inciso in modo gravissimo sulla credibilità complessiva della magistratura. Questo è il problema che dobbiamo cercare di affrontare facendo autocritica, ma anche cercando di capire cosa fare del sistema complessivo dell’associazionismo dei magistrati e cosa va invece riformato soprattutto nei comportamenti e nelle regole”. 

Lei a che corrente appartiene, Presidente?

“Io sono stato eletto all’Anm nell’ambito della corrente Unicost. E quindi sono tra coloro che riconosce che ci sono stati dei componenti di Unità per la Costituzione, come Palamara ma non solo lui, che hanno tenuto dei comportamenti assolutamente censurabili per i quali non solo bisogna ovviamente mettere in evidenza la criticità, ma bisogna trovare delle soluzioni affinché questi episodi non si ripetano in futuro”.

Unicost Catania ha fatto un po’ mea culpa?

“La corrente, all’interno della quale io non ho alcun ruolo, ha fatto notevoli passaggi autocritici già da maggio dell’anno scorso. A livello nazionale sono state avviate le auto riforme interne che porteranno sicuramente alla costituzione di un nuovo gruppo dirigente, ma anche alla introduzione di nuove regole deontologiche interne che ovviamente dovranno consentire di evitare  questi tipi di criticità e questo tipo di comportamenti. Non so se gli altri gruppi stiano facendo lo stesso, ma mi auguro che lo facciano. Il problema naturalmente è trasversale all’interno dei gruppi che compongono l’Associazione Nazionale Magistrati”.

Lei ha mai avuto rapporti con il dottor Palamara?

“No, le devo dire di no. Onestamente no. Mi ricordo che si presentò come candidato al Csm a Catania. Non lo conosco personalmente e non ho mai avuto contatti con lui”. 

Come state vivendo all’interno della giunta distrettuale di Catania questo particolare momento?

“La giunta che io ho l’onore e il piacere di presiedere è composta da colleghi di tutti gli orientamenti, che appartengono o sono vicini a tutti i gruppi associativi della magistratura. È una giunta che ha sempre lavorato in grandissima armonia, anche confrontandosi con idee e proposte diverse ma per le quali abbiamo cercato sempre di trovare una sintesi e di trovare naturalmente le soluzioni a livello locale, che è naturalmente quello di cui noi ci occupiamo, e di affrontare le problematiche che i colleghi ci hanno posto tra cui quello del rinnovamento sia dell’Anm che del Csm”. 

C’è chi propone l’azzeramento dell’attuale Csm e anche dell’Associazione Nazionale Magistrati. Voi ne avete discusso? Che ne pensate?

“Noi l’anno scorso abbiamo tenuto diverse assemblee in cui hanno preso la parola tutti i colleghi che intendevano sollevare non solo critiche severissime nei confronti di questi comportamenti ma che proponevano soluzioni di tipo organizzativo interno rispetto alla struttura statutaria dell’Associazione, ma anche di tipo legislativo del Consiglio Superiore. Naturalmente ci sono posizioni molto diverse, molto radicali che propendono per uno scioglimento del Csm e per l’introduzione di un sistema elettivo nuovo addirittura con il sorteggio e altre soluzioni che propongono di arrivare a un nuovo sistema elettorale. Quello che è certo è che l’ultimo sistema elettorale introdotto ormai vari anni fa aveva il dichiarato intento di ridurre il ruolo e il peso delle correnti. Una scelta del legislatore che però nella prassi non ha avuto questo risultato. Questo dimostra che non sono soltanto le riforme normative anche a livello legislativo che possano risolvere problemi di questo tipo, c’è anche un problema di prassi da parte del Consiglio Superiore e quindi dei comportamenti dei singoli consiglieri e dei singoli magistrati. Perché se c’erano delle richieste o delle pressioni da parte di un consigliere del Csm, c’era anche chi le faceva e cercava di ottenere per se stesso determinati vantaggi. E questo tipo di atteggiamenti che il Presidente della Repubblica giustamente, in un intervento di pochi giorni fa, ha stigmatizzato fortemente sono comportamenti che devono essere risolti con un cambio di passo radicale”. 

La spasmodica voglia di fare carriera dei magistrati è diventata un po’ il cancro del sistema?

“Purtroppo parlare di carriera nell’ambito del lavoro del magistrato può creare qualche problema perché il magistrato dovrebbe ambire a fare il lavoro che ha scelto con molta passione. Che è sicuramente un lavoro impegnativo, che comporta molti sacrifici e anche atteggiamenti nella vita privata di grande sobrietà e di attenzione anche alle frequentazioni. L’aspetto delle ambizioni di fare carriera dovrebbe essere assolutamente limitato. Il nostro lavoro è quello di decidere controversie civili, accertare responsabilità penali in sede di indagini da parte del pubblico ministero, in sede di dibattimento da parte del giudice. Quindi svolgere l’attività della giurisdizione che è finalizzata all’attuazione delle garanzie e dei valori costituzionali. Questo è il nostro lavoro. Posso aggiungere una cosa?”

Prego. 

“Sicuramente il problema attuale è quello di riacquisire una credibilità di fronte al Paese. Questa è una cosa che ha sottolineato, giustamente, il Presidente della Repubblica. E ci ha dato delle indicazioni a cui dovremmo attenerci, perché non sono solo sagge ma sono assolutamente corrispondenti a quello che è sempre stato il ruolo all’interno della Costituzione della Magistratura. La nostra funzione è quella di applicare la norma e assicurare la tutela dei diritti. La credibilità deve trovare la propria fonte nella professionalità, nella preparazione ma anche nell’atteggiamento di disponibilità all’ascolto e di sobrietà. Sobrietà che ci deve accompagnare sempre. E poi ci deve essere un comportamento limpido e trasparente”. 

Torniamo un attimo alle dichiarazioni di Palamara e ai riferimenti a Catania. Secondo una sua percezione di giudice che opera nel Palazzo di Giustizia di Catania ci sono state in questi anni nomine non meritate?

“No, per quello che è a mia conoscenza e per le persone che conosco che hanno avuto delle nomine la risposta è no. Devo premettere che questa risposta da parte mia è un po’ difficile, perché io sono stato nominato come presidente di sezione nell’ambito del Consiglio a cui apparteneva Palamara, questo lo devo premettere per onestà intellettuale. Però quando Palamara ha fatto dei riferimenti a delle persone, come ad esempio al presidente Bruno Di Marco, devo dire che la cosa non solo mi ha sorpreso ma mi ha anche indignato perché conosco personalmente il presidente e so bene che qualunque tipo di comportamento di Di Marco non può essere che improntato alla limpidezza e alla correttezza. Quindi questi riferimenti di Palamara temo che siano fatti solo per cercare di tirare in questo scandalo anche persone che non sono assolutamente da coinvolgere. Questa è la mia percezione”. 

Tra le chat che sono finite nei faldoni della magistratura di Perugia ce n’è una che si chiama Unicost. Un gruppo in cui vi erano diversi componenti anche catanesi. Lei ha avuto modo di leggere questa chat o era componente di questa chat?

“No, io non ne facevo parte”. 

Tra i tanti episodi, incresciosi e inquietanti, che sono venuti fuori c’è anche quello del tentativo di delegittimare la credibilità di un magistrato, che oggi lavora alla Procura di Catania. Parlo del caso di Marco Bisogni. Come si può arrivare al tentativo di distruggere la carriera di un collega? L’ambizione può fare arrivare anche a questo?

“Siamo tutti uomini e purtroppo ci sono delle situazioni in cui si mettono in campo questi comportamenti inaccettabili. Marco Bisogni è un collega stimatissimo, una persona di grandissimo valore che purtroppo sia a Siracusa che successivamente ha dovuto subire attacchi di vario tipo da cui ne uscito sempre benissimo. È una persona che merita la stima di tutti, per come lavora e per come intende il lavoro di magistrato”. 

A questo punto da dove bisogna ricominciare? Il correntismo nella magistratura va eliminato o trasformato?

“Ci sono alcuni colleghi che portano avanti questa tesi: cioè che le correnti siano in sé il male che va estirpato e così potremmo risolvere una serie di problemi e ricominciare. Io francamente penso che le correnti abbiano ancora oggi una funzione. Ma si deve ripensare con una forte autocritica alla degenerazione a cui abbiamo assistito e non solo negli ultimi mesi, ma progressivamente da diversi anni a questa parte. L’esistenza delle correnti è assolutamente ineliminabile nella misura in cui non siamo fatti uguali nell’ambito della magistratura. È quindi inevitabile che di fronte a orientamenti diversi che sono espressione di principi ideali e culturali diversi ci sia un’aggregazione. Certo il confronto non deve essere finalizzato a favorire Tizio o Caio ma deve essere finalizzato a trovare una sintesi alle varie proposte. Bisogna sicuramente mettere da parte questi atteggiamenti clientelari che sono inaccettabili”.

Magistratura e politica. Secondo lei un magistrato che sceglie di candidarsi in politica può tornare alla sua funzione senza mettere a rischio la sua credibilità, indipendenza e autonomia?

“Guardi questo è un vecchio problema. L’Associazione Magistrati si è sempre espressa in senso negativo e ha sempre auspicato che questa cosa non sia possibile. Un magistrato come tutti i cittadini ha il diritto di candidarsi in politica, ma per il ruolo che svolge il suo rientro in magistratura crea dei problemi sulla sua imparzialità che magari può essere nel quotidiano effettiva ma appannata nell’apparenza. E per un magistrato è importante che la sua indipendenza, autonomia  e imparzialità non siano solamente effettivi ma anche apparenti. Io penso che su questo tema un intervento legislativo sia opportuno”. 

Presidente cosa l’ha spinta a fare il magistrato?

“Questa è una domanda molto personale, ma le rispondo volentieri. È una scelta che deriva dalla volontà di svolgere un lavoro che può dare un contributo a che la società sia più giusta. Cercare di risolvere problemi che consentano di attuare determinati diritti che magari sono solamente enunciati sulla carta e che invece poi hanno bisogno dell’attuazione concreta nel quotidiano”. 

È orgoglioso di essere un magistrato?

“Assolutamente sì”. 

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