11 Maggio 2023, 11:31
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PALERMO – L’inchiesta a suo carico è stata archiviata, ma Francesco Cascio lo ha scoperto un anno dopo. Il giudice per le indagini preliminari Fabio Pilato il 17 maggio scorso ha chiuso, su richiesta della stessa Procura della Repubblica, la vicenda per la quale nel 2019 Cascio fu addirittura arrestato. Due settimane dopo il Tribunale del Riesame annullò l’ordinanza di custodia cautelare. Non doveva finire ai domiciliari.
I suo nome saltò fuori nell’ambito dell’indagine “Artemisia” sulla esistenza di una super loggia massonica, il cui perno sarebbe stato l’ex onorevole Giovanni Lo Sciuto. Secondo la ricostruzione dei pm di Trapani, Cascio nel corso di un incontro all’Ars avrebbe confidato al collega di partito che era finito sotto intercettazione. Da qui l’ipotesi di favoreggiamento.
“L’originaria tesi accusatoria è rimasta del tutto indimostrata”, scrive Pilato. Le intercettazioni sono state dichiarate inutilizzabili perché non c’era connessione con i reati per cui erano state disposte. Il Gip, però, va oltre: “Ma quandanche le intercettazioni fossero utilizzabili il tenore delle conversazioni sarebbe ugualmente inidoneo a fornire la prova dell’illecito ipotizzato e tale addirittura da escluderlo”. Lo Sciuto, infatti, diceva: “Lo sai che mi è caduto al cuore questo a me (parlando di Cascio)… lo ha detto dopo tre mesi perché dice ‘io lo sapevo e non ti ho detto niente'”. Dunque Cascio non passò la notizia a Lo Sciuto.
Cascio, primo dei non eletti alle ultimi Regionali, è tornato a fare il dirigente all’Asp di Palermo. Lunga la sua militanza in Forza Italia. Deputato nazionale e regionale, presidente dell’Ars, Cascio è stato scelto da Renato Schifani per guidare la società partecipata “Sicilia digitale”. Nulla sapeva dell’archiviazione. La sua amarezza è cristallizzata in un articolo del Giornale di Sicilia. L’ha scoperto soltanto perché il suo legale, l’avvocato Enrico Sanseverino, ha fatto espressa richiesta.
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11 Maggio 2023, 11:31