Cronaca

Cara Palermo, rispetta i tuoi morti e i tuoi vivi: così saremo più felici

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02 Novembre 2024, 06:00

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Cara Palermo, oggi sarai (saremo) nei tuoi cimiteri per compiere il rito dei morti, come succede ogni due novembre. Quando ancora la festa di Halloween non era sbarcata qui, questi erano giorni irrorati di composta mestizia, riscattati dai regali che ‘i morti’ (sempre loro) avrebbero fatto ritrovare al mattino. Di solito erano nonni trapassati – in quella mitologia domestica – ansiosi di accontentare i nipoti bambini.

Ecco perché, nella notte preposta alla consegna, tanti che erano piccoli nemmeno si alzavano dal letto per un bicchiere d’acqua. Sarebbe stato un po’ imbarazzante incontrare il nonno passato a miglior vita. Altri, più risoluti, tentavano l’avventura e sostavano accanto alle porte chiuse, bisbigliando: “Ci sono i morti…”.

Regnava una magia che non è andata perduta, una forma di contatto, che ci spinge a tornare, molti anni dopo, sulle stesse strade, con la voglia di ritrovare chi non c’è più.

Cara Palermo, un momento così solenne, profondo e familiare, può essere motivo di riflessione: qual è il nostro rapporto con i morti, con la memoria, e con i vivi di questa città? Siamo sempre corretti, impeccabili e orientati verso il bene?

Forse non sempre. Molti hanno dimenticato l’osceno spettacolo delle bare accatastate al cimitero dei Rotoli. Una ferita sanata dall’amministrazione Lagalla, un orrore che dovrebbe rappresentare un monito perpetuo e indelebile.

Ma, per la verità, non è che, allora, fiammeggiasse l’indignazione generale. Qualcuno tra i parenti dei defunti si lamentava e scriveva lettere ai giornali, per circostanza personale. Nel complesso, cara Palermo, sopportavi lo scempio, senza battere ciglio, come talvolta accade.

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Vogliamo soffermarci, con riconoscenza e senso autocritico, sulle preziose immagini di chi ha sacrificato se stesso per una valorosa lotta alla mafia?

Perché, soffermandoci, è semplice ricordare che abbiamo chiamato, giustamente, ‘eroi’, dopo la loro violenta dipartita, persone coraggiose che, nel corso di un cammino arduo, furono calunniate, osteggiate e vilipese, in più di una evenienza, ben oltre una accettabile dialettica critica.

Infine, il flusso colossale della retorica ha ‘cancellato’ le cattive azioni e le maldicenze nel calderone indistinto che ha ripulito troppe fedine morali, grazie al tripudio delle lacrime di coccodrillo. Ma un atteggiamento del genere, cara Palermo, è pura ipocrisia. Per i vivi e per i morti.

Oggi, quando volgeremo lo sguardo, dall’interno del camposanto, verso di te, cara Palermo, avremo come l’impressione di abitare in una friabile zona franca. Fuori, ci aspetteranno caos, sporcizia e inciviltà, nel cuore di una mancanza di rispetto delle regole basilari che umilia la tua bellezza, sommandosi ai numerosi problemi da risolvere.

Se i morti hanno ricevuto offese, lo stesso è accaduto ai vivi che le producono e le scontano. Forse, dalla sobrietà dell’ultimo confine, si può accogliere un sentimento della dignità che vale per tutto.

Cara Palermo, non lasciarti scappare l’istante di una dolente chiarezza. In un giorno sacro, pensaci, riflettici. Impara (impariamo) a rispettare meglio i morti e i vivi. Vedrai che saremo più felici.

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02 Novembre 2024, 06:00

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