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Palermo, Miceli: “Disponibile a correre alle primarie”

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03 Gennaio 2022, 14:31

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PALERMO – “La mia candidatura alle primarie è nelle disponibilità del mio partito”. Il deputato Carmelo Miceli, mattatore di Base Riformista in Sicilia, lo mette nero su bianco. Sarà il Pd a scegliere cosa fare per la corsa a Palazzo delle Aquile ma la sua disponibilità c’è. Miceli rivendica il ruolo della sua corrente all’interno dei dem e, in attesa del voto per il Quirinale, spera in un sostanziale rimescolamento dell carte che consenta un allargamento della coalizione, sia in vista delle amministrative sia delle regionali. Un modello Ursula in salsa sicula. 

Onorevole, partiamo dal possibile ritorno di D’Alema nel Pd. Voi di Base riformista non sembrate particolarmente contenti o sbaglio?

No il tema non è il ritorno di D’Alema, non è questa la ragione per cui non siamo contenti. Non abbiamo apprezzato chi ha ritenuto di fare scissioni e questo vale sia per D’Alema sia per Renzi. Le scissioni hanno fatto del male al Pd soprattutto quella di Renzi che noi rivendichiamo di avere stemperato attraverso Base Riformista, uno strumento che ha consentito al partito di rimanere la casa dei moderati e dei riformisti. Partiamo da qui.

Prego.

Sbaglia chi ha consumato scissioni e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: da una parte un gruppo dirigente che pare vorrebbero rientrare, dall’altro un progetto politico quello di Renzi che non ha avuto l’evoluzione che Matteo e gli altri amici pensavano. Sulle uscite infelici che dire? A mio avviso vanno tutte stigmatizzate. Da un lato quelle di Matteo che definisce il Pd il luogo dei dalemiani e non è così, e dall’altro lato quelle veramente infelici di D’Alema che parla di malattia. 

Base Riformista è ancora scettica rispetto all’alleanza con il Movimento Cinquestelle?

No, lo scetticismo lo abbiamo superato quando abbiamo formato il Conte 2. Il nostro scetticismo non riguardava un partito, ma il ruolo del Pd. Secondo noi il Pd non doveva appaltare all’esterno il ruolo di dare una casa ai riformisti e ai moderati. Bettini sosteneva che il Pd dovesse rappresentare la sinistra-sinistra e che, ora Renzi, ora Conte dovessero assumersi il ruolo di federatori del mondo riformista e moderato. Non abbiamo stigmatizzato il M5S, ma abbiamo chiesto al Pd  di avere un ruolo più centrale. 

Il Pd come baricentro della coalizione, no?

Sì.

In Sicilia lei che schema immagina? Come valuta la possibilità delle primarie?

Lo schema che immagino parte dall’elezione del Presidente della Repubblica. Il Pd deve avere l’ambizione di essere centrale ed essere il partito che riesce a tracciare un metodo di buon senso: trovare un Presidente che goda del consenso di quante più forze politiche. In questa operazione è chiaro che le amministrative e le regionali possono diventare paradossalmente un’opportunità. 

Perché?

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Avremo la necessità di confrontarci con forze europeiste e moderate che siedono in Parlamento per individuare con queste il nome del possibile presidente della Repubblica. Perché non farlo, approfittando di questa necessità, partendo da Palermo e immaginando che Palermo sia l’occasione per consolidare questi rapporti?

Sta parlando di un modello Ursula per la Sicilia e per Palermo?

Certamente spero che il centrodestra come lo abbiamo visto non esista più dopo l’elezione del presidente della Repubblica. Spero che chi è atlantista ed europeista la smetta di convivere con chi è sovranista e spero che questo si possa trasformare in un’alleanza più grande per le amministrative e le regionali. Io dico una cosa.

Prego.

Cinque anni fa a Palermo abbiamo vinto con questa formula, c’erano tanti moderati che poi sono tornati nel centrodestra. Le ultime regionali vinte dal Pd prevedevano la partecipazione di forze come l’Udc. Secondo me in Sicilia e a Palermo di deve tentare questa strada. 

Nel frattempo qualcuno chiede le primarie. Che ne pensa delle due candidature in campo: Fava e Giarrusso? 

Quella di Fava non è una novità, quella di Giarrusso sì. Sono due soggetti che hanno tutto il diritto di ambire a quella carica. Le primarie continuano ad essere un metodo che consente di portare a sintesi forze diverse e hanno tutto il diritto di chiederle e noi forse avremmo il dovere di rifletterci. Poi c’è la realpolitik che impone di comprendere che, in questo momento storico probabilmente, la cosa più importante è individuare il da farsi, con chi farlo e darci un metodo e poi capire dentro questa cornice di contenuti e soggetti qual è il metodo migliore. La supremazia della politica con l’individuazione di un candidato o le primarie. Per le regionali c’è tempo, per le amministrative il tempo per le primarie bene se non ci sarà credo che una coalizione non si possa fermare sul nome che la deve rappresentare. 

A proposito di nomi. Sul tavolo c’è Faraone candidato fuori dall’alveo del centrosinistra, la cosa la lascia indifferente? Sbaglio?

A Davide Faraone posso fare gli auguri di ottenere il risultato migliore. Mi sembra una candidatura strumentale al periodo storico che stiamo vivendo, spero che all’indomani di una ritrovata alleanza sul nome del presidente della Repubblica (spero che Italia Viva non voti con i sovranisti) anche Faraone possa ripensare la sua candidatura e mettersi a disposizione con il partito per una potenziale coalizione di centrosinistra.

Quasi dimenticavo. E lei alle primarie si candida? 

Mi metto a disposizione del mio partito. 

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03 Gennaio 2022, 14:31

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