24 Maggio 2014, 10:00
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PALERMO – La spazzatrice meccanica è l’immagine della città che vorremmo. Palermo potrebbe anche non essere bellissima. Ci accontenteremmo che fosse normale.
La riflessione parte dall’amaro sfogo di un cittadino. “Certe cose succedono solo quando arrivano i politici, le persone importanti”, urla mentre si vede passare sotto il naso la macchina che spazza e lava via Enrico Albanese, la strada che costeggia il carcere Ucciardone. A pochi passi dal bunker dove si celebrò il maxi processo a Cosa nostra e che il 23 maggio di ogni anno diventa il sacrosanto luogo della memoria.
E dopo? Il 23 maggio è ormai trascorso. Carico di belle parole e buoni propositi. Tutti sinceri e legittimi. Dal messaggio di saluto del presidente della Repubblica a quello del presidente del Senato, dalle parole dei ministri a quelle dei rappresentanti delle forze dell’ordine. Abbiamo assaporato il gusto buono di termini come legalità, dignità e rispetto. Abbiamo cantato l’inno nazionale portandoci la mano al petto, sentendoci parte di un Paese. Abbiamo ascoltato, annuendo, il monito rivolto alla politica affinché sappia davvero mettersi al servizio dei cittadini. Abbiamo guardato le divise con la stima che meritano. Abbiamo rispettato, senza troppo imprecare, i divieti di sosta. Abbiamo goduto del piacere dell’ordine, seppure imposto.
I ragazzi di una scuola di Pomigliano d’Arco, in Campania, hanno provato a spiegare a noi adulti che basta poco. Basta chiedere lo scontrino al bar, non buttare le cartacce per terra, non cercare scorciatoie che servono solo a lestofanti, corrotti, corruttori e affaristi per dare il nostro contributo per un mondo non bellissimo, ma normale.
Normale come la spazzatrice che pulisce una strada di Palermo. E la normalità sarà conquistata solo quando quel signore di via Albanese – che, ne siamo certi, esprime un pensiero largamente condiviso – osserverà, e in silenzio, il transito della spazzatrice. Allora sarà sempre 23 maggio.
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24 Maggio 2014, 10:00