L’addio a Nonno Mariano| “Voleva solo morire a casa sua”

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03 Dicembre 2018, 14:36

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PALERMO – “E’ spirato mentre gli tenevo la mano. Così ho salutato per sempre mio padre”. Daniela Lucido è davanti alla chiesa del cimitero dei Rotoli a Palermo, insieme alla sorella Rosaria si stringe in un forte abbraccio con chi per nove lunghi mesi ha sperato, insieme a loro, di potere esaudire l’unico desiderio del padre: morire nella sua casa di Partanna Mondello.

L’ultimo respiro di Nonno Mariano, l’anziano che ha commosso tutta Italia, è invece avvenuto lontano da quell’abitazione che aveva costruito con le sue stesse mani. Dopo lo sfratto esecutivo del 14 settembre scorso, arrivato al termine di una lunga procedura avviata dalla nipote Isabella per questioni di eredità, le condizioni di salute del 91enne sono inesorabilmente peggiorate, fino alla morte. 

“Doveva rimanere nella sua casa – dicono in molti, fuori dalla piccola chiesa in cui è stato celebrato il funerale -. Nonno Mariano doveva morire tra le sue cose, nell’appartamento in cui aveva vissuto per quarant’anni con la moglie e le sue figlie”. Una storia travagliata, che si è snodata tra denunce, sentenze, rinvii. Un calvario lunghissimo che ha origini lontane nel tempo e che, lo scorso gennaio, aveva già reso esecutivo lo sfratto, poi posticipato più volte.

L’iter è andato inesorabilmente avanti, al punto da concretizzare il trasferimento dell’anziano in una struttura privata. Quel giorno, Mariano Lucido, nonostante le condizioni di salute precarie, era stato portato fuori con la forza dalla sua abitazione di via Diana e collocato su un’ambulanza. Già dopo poche ore, era stato necessario il trasporto d’urgenza in ospedale.

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Siamo stati vicini a colui che era ormai il nonno di tutti – dice chi ha partecipato al funerale. Ogni giorno siamo andati a trovarlo per un bacio, un abbraccio, una carezza. L’unico suo desiderio era quello di rimanere nella sua casa, la nipote come può essere stata così insensibile?”. L’anziano, dal giorno dello sfratto, si era chiuso in se stesso, le sue condizioni erano precipitate anche psicologicamente. “Mio padre non parlava più – spiega la figlia – aveva capito tutto quello che è accaduto, ha intuito tutto ciò che la nipote ha fatto, l’assenza di ogni comprensione. E purtroppo, i nostri problemi non finiranno con la morte di mio padre. E’ stata interrotta l’erogazione dell’acqua nell’appartamento al piano superiore, anche quello oggetto di diversi procedimenti e ci sono ancora in ballo questioni che in realtà erano già state chiarite in passato. Insomma, un inferno senza fine”.

Una vicenda che col tempo è diventata sempre più complessa e che ha trasformato  gli ultimi mesi di vita dell’anziano in un incubo. “Mariano – ha detto il sacerdote durante la celebrazione del funerale – oggi riposa finalmente in pace. E sottolineo “finalmente”, visto che l’ultimo periodo della sua vita non è stato molto sereno. Sarà Dio a dargli la serenità, Mariano troverà nella dimora del Padre la sua casa, quella casa che è stata così importante durante la sua vita. Con la certezza – ha concluso – che la comprensione di Dio è sicuramente molto più grande della comprensione degli uomini”.

 

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03 Dicembre 2018, 14:36

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