Palermo, aggredito un senegalese | “Stiamo diventando un po’ razzisti”

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11 Febbraio 2020, 06:10

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PALERMO- Leggi dell’aggressione al ragazzo senegalese in via Cavour e ti domandi – alla luce della cronaca fin qui disponibile – possibile? Cioè, è possibile che anche a Palermo ci siano rigurgiti impensabili di razzismo, essendo questa, fra i suoi mille difetti, la città dell’accoglienza? Si tratta di una questione che non riguarda soltanto il drammatico caso in specie, per l’affiorare di altri episodi in passato.

L’effetto somiglia all’appannamento di un vetro trasparente che si sporca e non te lo aspettavi. E ti vengono in mente vicende che consideravi minime, di cui hai sentito narrare – le lamentele contro i ‘turchi’ sull’autobus, gli sfregi continui agli ambulanti di colore – che, tuttavia, non approdavano alla soglia dell’allarme. Sicché la domanda che rimane, puntuta e scomoda, non prevede scorciatoia: Palermo è (pure) una città razzista?

Risponde per primo Vincenzo Ceruso, sociologo e membro autorevole della Comunità dii Sant’Egidio, responsabile della Consulta dei laici nella diocesi: “Palermo è una città che non può dare per scontato il suo antirazzismo, mettiamola così. Affrontiamo processi comuni e ingarbugliati, come in altre realtà, sull’accoglienza e sull’integrazione. Da un lato c’è una spinta benefica ed è bene che ci sia, dall’altro c’è una reazione. Ma, purtroppo, non possiamo considerare la nostra generosità immodificabile solo perché ci chiamiamo Palermo”.

Padre Cosimo Scordato, dal suo osservatorio puntato sull’Albergheria, non coglie, invece, particolari segnali di rischio: “Qui convivono serenamente palermitani e nordafricani, c’è grande solidarietà e l’inserimento va bene. Forse perché qui abbiamo costruito un modello che funziona”.

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Allora da dove vengono quei pugni nella notte? Da dove sbuca la violenza narrata?

Maurizio Artale, presidente del centro ‘Padre nostro’, offre una ispida e documentata chiave di lettura: “Palermo sta diventando a poco a poco razzista, secondo me. Lo vedo qui con dei ragazzi che vivono il disagio ma non cercano di migliorare. Poi c’è quello che sbarca da un’altra terra e ha fame e si impegna, studia, lavora, impara l’italiano. E’ facile che si trasformi nel bersaglio dell’invidia sociale. Sono molto preoccupato”.

Fausto Melluso, consigliere di Sinistra Comune a Palazzo delle Aquile, una vita nell’Arci, commenta: “Il tema è l’intolleranza che si respira ovunque e si respira pure qua. Storie come quelle dell’altra sera sono la punta dell’iceberg, molti casi non vengono denunciati”.

Palermo razzista, sì o no? Ognuno risponda in cuor suo, secondo esperienza e coscienza. Intanto, il vetro si appanna. L’inquietudine resta. E l’ultima speranza rimane appesa alle parole della vittima: “Non ho più parole, comunque a Palermo ci sono sempre tante belle persone, non siete tutti razzisti, a Palermo i razzisti ci sono, ma sono pochissimi”.

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11 Febbraio 2020, 06:10

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