Palermo al voto, l'allarme della Procura: 'Attenti al potere mafioso'

Palermo vota, allarme dei pm: ‘Attenti al potere mafioso’

Gli arresti e gli incroci pericolosi delle elezioni. Le ultime novità.
PALERMO 2022
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PALERMO- “Volevamo comunicarvi che mio padre è ancora candidato al Consiglio comunale di Palermo e che il 12 giugno potete andare tutti a votarlo per dimostrare realmente che persona è e che non è come l’hanno definito. Papà siamo con te, ti vogliamo bene”. Credono fermamente nell’innocenza del padre e rivolgono su Fb un appello agli elettori Giulia e Federica, le figlie di Francesco Lombardo, candidato di FdI al Consiglio comunale di Palermo arrestato, ieri, insieme al boss Vincenzo Vella. Lombardo e Vella compariranno davanti al gip lunedì, a urne ormai chiuse, per l’interrogatorio di garanzia e per difendersi dalle pesanti accuse che contesta loro la Procura di Palermo: l’avere stretto un patto con la mafia per farsi eleggere.

Scambio elettorale politico-mafioso il reato contestato dai pm coordinati dall’aggiunto Paolo Guido che, in pochi giorni, ha chiuso l’inchiesta e chiesto al gip la misura cautelare. “Sussistono urgentissime esigenze di tutela di beni primari in ragione della prossima competizione elettorale del 12 giugno: in assenza di adeguate misure cautelari l’esercizio del diritto-dovere di voto di una estesa parte dell’elettorato diverrebbe merce di scambio da assoggettare al condizionamento e all’intimidazione del potere mafioso e dunque sottratto al principio democratico”, hanno scritto i magistrati. Parole analoghe a quelle usate qualche giorno fa nella richiesta di arresto per un altro candidato al Consiglio comunale di Palermo di centrodestra, Pietro Polizzi, finito in manette insieme al costruttore mafioso Agostino Sansone al quale aveva chiesto sostegno elettorale.

Due casi simili con gli aspiranti consiglieri pronti a mettersi a disposizione del boss. “Se sono potente io, siete potenti pure voi”, diceva Polizzi a Sansone che si impegnava, non sapendo di avere un trojan nel telefono, a mobilitare i suoi. “Me li raccogliete una ventina di voti?”, chiedeva invece il candidato di Fdi. “Se salgo io sono in commissione urbanistica. Sono all’edilizia privata, che appena c’è un problema io salto”, prometteva a Vella. “Non mi sono sempre messo a disposizione di voialtri a prescindere dalla politica?”, ricordava al boss. “Quelli nostri tutti li prendi”, gli assicurava il capomafia di Brancaccio. Una conversazione, come quella dell’aspirante consigliere di Fi, registrata da un trojan che la polizia ha immediatamente ascoltato e riferito alla Procura che ha provveduto a stretto giro.

Due arresti in tre giorni, indagini concluse in due settimane, un intervento in tempi record per evitare l’inquinamento del voto. Ritmi “anomali” per una giustizia ingolfata che solitamente procede in termini di anni. E’ il frutto della nuova organizzazione del lavoro decisa dal procuratore aggiunto Paolo Guido. La svolta è nel metodo investigativo: visione unitaria dei fatti e delle inchieste, la polizia giudiziaria chiamata ad ascoltare le intercettazioni quotidianamente, i pm tenuti ad acquisire le informazioni dagli investigatori in tempo reale, decisioni prese in via esclusiva dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. (ansa).


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