Palermo, 7 arresti: il codice scritto della mafia e gli insospettabili - Live Sicilia

Palermo, 7 arresti: il codice scritto della mafia e gli insospettabili

Colpita la famiglia mafiosa di Rocca Mezzomonreale. Volevano uccidere un architetto VIDEO

PALERMO – La nuova mafia ha il volto di vecchie conoscenze e di uomini riservati, finora sconosciuti alla cronaca giudiziaria. Tutti si ispirano alle regole del passato. C’è un antico codice scritto, che va rispettato. Una nuova indagine ne conferma l’esistenza già emersa in altre inchieste. Viene fuori che i boss volevano uccidere un architetto.

Badagliacca, un cognome noto

Sette arresti per mafia a Palermo e un cognome, quello di Badagliacca, che affonda le radici nel passato quando i boss che comandavano erano Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro. In carcere finiscono Pietro, Gioacchino e Angelo Badagliacca di 78, 45 e 51 anni; Marco Zappulla di 34, e Pasquale Saitta, 67 anni. Arresti domiciliari per Michele Saitta, 70 anni, e Antonino Anello, 82 anni.

La Direzione distrettuale antimafia indaga sulla rete di connivenze dell’ultimo padrino, arrestato la scorsa settimana, e nel frattempo piazza un nuovo colpo, l’ennesimo, contro i clan. Il giudice per le indagini preliminari ha accolto la sua ricostruzione del procuratore Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Federica La Chioma e da Dario Scaletta.

I carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale hanno arrestato seste persone (cinque in carcere e due ai domiciliari) a Palermo, Riesi (in provincia di Caltanissetta) e Rimini.

La famiglia di Rocca Mezzomonreale

L’indagine si concentra sulla famiglia mafiosa di Rocca Mezzomonreale, che fa parte del mandamento di Pagliarelli. Ci sono volti noti perché già condannati e alcuni “uomini d’onore riservati”, la cui identità è stata protetta da una rete di silenzio.

I Badagliacca fanno parte della storia criminale di Palermo. Basti pensare che qualche membro della famiglia partecipò all’organizzazione della trasferta di Bernardo Provenzano in Francia per curarsi durante la latitanza. Atri presero parte ad un summit nel quale sarebbe stato presente Messina Denaro.

Il summit con Messina Denaro

Tra gli arrestati ci sono Pietro e Angelo Badagliacca, padre e figlio. Pietro della famiglia mafiosa era stato il capo. Aveva un legame speciale con Nino Rotolo, capomandamento di Pagliarelli ed ergastolano. Il 3 settembre 2005 Angelo Badagliacca fu intercettato mentre diceva a Rotolo: “Io intanto prendo i pizzini, tanti saluti da papà… dice che già ha parlato con quello di Trapani”. Le parole di Rotolo non lascivano margini di dubbio: “Ma per parlare direttamente con Matteo?”.

Gli uomini d’onore riservati

Gli uomini riservati godrebbero di una speciale tutela e verrebbero chiamati in causa soltanto in momenti di particolare criticità dell’associazione. Uno di questi è stato ascoltato in diretta dai carabinieri. Fu convocata una riunione della famiglia lontano dal proprio territorio, in una casa nelle campagne della provincia di Caltanissetta. Lì si decise che c’era una sola possibilità di resistere alla massiccia offensiva dello Stato: rispettare le vecchie regole di Cosa Nostra, uno “statuto” scritto dai “padri costituenti”.

Il codice scritto della mafia

In una intercettazione, che il gip definisce “di estrema rarità nell’esperienza giudiziaria”, si fa riferimento all’esistenza di un “codice mafioso scritto”, custodito gelosamente da decenni e che regola, ancora oggi, la vita di cosa nostra palermitana.

L’architetto doveva morire

Le indagini e l’arresto hanno evitato che un architetto venisse ucciso. Nel corso del summit era stata decisa la sua condanna a morte. Il tribunale di Cosa Nostra lo riteneva responsabile di una serie di errori nelle pratiche di sanatoria che stava seguendo e gli rimproverava di avere mancato di rispetto a un boss detenuto.

Tra le vecchie ed eterne regole c’è quella del pizzo, pagato in denaro oppure imponendo le imprese volute dai boss. Per convincere un uomo a pagare piazzarono una bambola sul cancello di casa sua con un proiettile conficcato nella fronte.


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