Palermo, lo statuto di Cosa Nostra: decalogo del "perfetto mafioso"

Lo statuto di Cosa Nostra: ecco il decalogo del “perfetto mafioso”

I boss arrestati nel blitz a Mezzomonreale guardavano al passato
IL RESTROSCENA
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PALERMO – “Bisogna rispettare le regole antiche… io credo che queste regole sono custodite a Corleone”, spiegava Francesco Colletti, boss della recente cupola di Cosa Nostra, arrestato nel 2018 e divenuto collaboratore di giustizia.

Oggi si scopre che dell’esistenza di “uno statuto di Cosa Nostra deciso dai padri costituenti” parlavano anche i Badagliacca, boss storici della famiglia di Mezzomonreale, coinvolti nel blitz dei carabinieri del Nucleo investigativo.

Il decalogo del “perfetto mafioso” sequestrato a Salvatore Lo Piccolo

“In che senso custodite? Che c’è un qualcosa di scritto?”, chiedeva il pubblico ministero. E Colletti rispondeva: “Sì, sì, sì. Ripeto io sono nuovo di certe situazioni, però io le dico che in quell’appuntamento il Bisconti (Filippo Bisconti, boss di Misilmeri ndr) gli ha detto al Greco (Leandro Greco, capomafia di Ciaculli ndr): ‘tu non puoi dire questo deve partecipare e questo non deve partecipare, non parlare di regole perché le regole, quelle scritte, si devono mantenere e le regole sono datate, non lo so di quanto centinai di anni’.

Qualcosa di scritto fu rinvenuto nel covo di Giardinello, dove nel 2007 finì la latitanza del boss di San Lorenzo, Salvatore Lo Piccolo. Non si esclude che i Badagliacca facessero riferimento proprio a questo documento che si apriva con un giuramento: “Giuro di essere fedele a cosa nostra. Se dovessi tradire le mie carni devono bruciare come brucia questa immagine”.

Quindi il decalogo del perfetto mafioso.

Primo: “Non ci si può presentare da soli ad un altro amico nostro, se non c’è un terzo a farlo”.

Secondo: “Non si guardano mogli di amici nostri”.

Terzo: “Non si fanno comparati con gli sbirri”.

Quarto comandamento: “Non si frequentano né taverne e né circoli”.

Quinto: “Si ha il dovere in qualsiasi momento di essere disponibile a cosa nostra. Anche se c’è la moglie che sta per partorire”.

Sesto: “Si rispettano in maniera categorica gli appuntamenti”.

Settimo: “Si deve portare rispetto alla moglie”.

Ottavo: “Quando si è chiamati a sapere qualcosa si dovrà dire la verità”.

Nono: “Non ci si può appropriare di soldi che sono di altri e di altre famiglie”.

Il decimo comandamento riguardava le regole di affiliazione: “… non può entrare a far parte di cosa nostra chi ha un parente stretto nelle varie forze dell’ordine”, “chi ha tradimenti sentimentali in famiglia” e “chi ha un comportamento pessimo e che non tiene ai valori morali”.


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