PALERMO – Da Giuseppe Greco, figlio del senatore, a Ignazio Ingrassia soprannominato boiacane. La Procura di Palermo ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a 17 persone: Sebastiano Caccamo, Girolamo Celesia, Giuseppe Ciresi, Maurizio Di Fede, Giovanni Di Lisciandro, Raffaele Favaloro, Giuseppe Giuliano, Giuseppe Greco, Salvatore Gucciardi, Ignazio Ingrassia, Rosario Montalbano, Stefano Nolano, Vincenzo Paglino, Onofrio Palma, Gaspare Sanseverino, Marcello Tutino, Angelo Vitrano.
L’avviso, che sarà seguito dalla richiesta di rinvio a giudizio, è firmato dai pubblici ministeri Francesca Mazzocco e Bruno Brucoli.
Quando Leandro Greco, ad appena 28 anni, seguì le orme del nonno Michele, il ‘papa’ della mafia, e finì in carcere con l’accusa di essere il nuovo capomafia di Ciaculli il suo posto sarebbe stato preso dal cugino Giuseppe Greco, immortalato in uno dei gesti tipici della simbologia mafiosa: il bacio in bocca fra affiliati.
Il padre di Giuseppe era Salvatore Greco, soprannominato il senatore per la sua capacità di dialogare con i politici, fratello di Michele. “Gli è stato detto tempo fa, quando è sceso il dottore di preoccuparsi della sua zona…”, diceva Giuseppe Greco, quando seppe, nel gennaio 2020, che Giuseppe Giuliano, soprannominato “Folonari”, scalpitava e chiedeva spazio.
Una questione delicata che meritò le attenzioni di un altro grande vecchio Giuseppe Guttadauro, che ad qualche mese è di nuovo detenuto. Si era trasferito a Roma, ma non ha resistito al richiamo palermitano ed è finito nei guai.
Il presente di Cosa Nostra affondava e affonda le radici nel passato. Lo stesso Ingrassia è già stato condannato per mafia e droga. Era stato arrestato il 31 agosto 2008, dopo un periodo di latitanza negli Usa. Una permanenza oltreoceano che forse lo ha fatto entrare in contatto con Tommaso Inzerillo di Passo di Rigano, e cioè uno degli scappati rientrati dall’America. Di recente, prima che li arrestassero entrambi, Ingrassia e Tommaso Inzerillo, soprannominato Tamì, si erano incontrati almeno un paio di volte.
I grandi assenti dell’inchiesta sono i commercianti. Convocati dai pubblici ministeri hanno negato di avere pagato il pizzo e ora rischiano l’incriminazione per favoreggiamento in un fascicolo parallelo.