Palermo, il boss in giro per il pizzo un anno prima di essere ucciso

Palermo, il boss in giro per il pizzo un anno prima di essere ucciso

I carabinieri tenevano sotto controllo Giuseppe Incontrera

PALERMO – “Per stare qua devi portare 2.000 euro”; “Saliti il materiale, chiudi tutto e te ne vai”; “Altre persone mi hanno detto che dovete andarvene”; “O levate mano o fate avere duemila euro a piazza Ingastone”: gli uomini del pizzo sapevano essere minacciosi e convincenti a Porta Nuova.

Il racket serve per aiutare le famiglie dei detenuti e controllare il territorio. Il tariffario in vigore andava dai 150 euro a settimana imposti al titolare di una tabaccheria ai 2000 chiesti all’imprenditore edile che stava ristrutturando un’abitazione o ai mille euro pagati dal titolare di un ristorante.

I commercianti – dal tabaccaio al ristoratore, dall’imprenditore edile al venditore di moto e bici – nei prossimi mesi saranno convocati in Procura.

Due di loro hanno già mostrato fermezza nel denunciare gli uomini del racket. Hanno riferito delle visite ricevute nei cantieri a giugno dell’anno scorso. I militari li pedinavano e hanno filmato gli spostamenti di Incontrera, l’uomo assassinato la settimana scorsa alla Zisa.

Via Colonna Rotta, via d’Ossuna, via Orazio Antinoro, via Zisa, Piazza Ingastone: in giro a monitorare i nuovi cantieri.


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