27 Agosto 2012, 12:26
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Avevo nefasti presentimenti per questa partita iniziale dell’ennesimo nuovo corso rosanero e purtroppo il campo è andato ben oltre ogni aspettativa come riconosciuto in sala stampa dallo stesso Sannino con un’onestà e una lealtà ai confini della brutalità. Il Palermo non esiste, questo è il punto. E un Napoli, nanche troppo brillante e reattivo, ne ha messo a nudo i limiti e le manchevolezze in maniera disarmante e foriera di grandi preoccupazioni per il futuro. L’analisi della partita è impietosa ma va comunque fatta per amor di cronaca.
Sannino ha messo in campo l’amato, da Zamparini, modulo con la difesa a tre con il nuovo arrivato Von Bergen al centro della difesa con Munoz e Cetto a completare il trio centrale. Sugli esterni Pisano e Bertolo avrebbero dovuto garantire spinta e copertura ma non hanno fatto nè l’uno nè l’altro. A centrocampo Donati giostrava davanti la difesa, a ritmi soporiferi, con Barreto che gli dava una mano copertura ma che veniva travolto da Hamsik che gli ha fatto girare la testa, e Brienza che giostrava più liberamente per assistere Miccoli ed Hernandez, ma senza mai incidere. Nei primi venti minuti il Palermo sembrava tenere il campo aspettando l’occasione buona per colpire in contropiede, ma in realtà giocava con l’attenzione della squadra di categoria inferiore che cerca solo di limitare i danni per evitare il peggio. Infatti non appena il Napoli ha spinto un pò sull’accelleratore il nuovo Palermo si è liquefatto come neve al torrido sole di Ferragosto. C’è poco da aggiungere purtroppo e non voglio tediarvi con altre considerazioni su una partita da incubo persa per evidente inferiorità e senza alcuna scusante. Qualcuno dopo il pallido rosa del precampionato del Palermo si aspettava chissà quale miracolo, ma quando a una squadra, già scarsa di suo, togli Silvestre, Balzaretti, e Viviano per rimettere in squadra gente come Cetto, Santiago Garcia, Morganella, e Uikani che lo scorso anno non sapevi a chi regalare, quando rinforzi la difesa con un mastino, non napoletano ma svizzero, scusate la battuta, che è appena retrocesso con una delle peggiori difese del campionato, il centrocampo con un oscuro pedalatore che ha sviluppato tutta la sua carriera in Sud America e l’attacco con un ragazzino molto talentuoso ma che ancora succhia latte dal biberon, c’è poco da scialare.
E pensare che fino a due anni fa il Palermo ha sfiorato la Champions e ha portato 40.000 persone all’Olimpico, su quella base, con pochi ritocchi, si poteva costruire un legame tra la squadra e la sua gente che ci avrebbe fatto divertire. Invece no, il Palermo rimane sempre un cantiere aperto, per definizione dello stesso presidente, in cui non appena si arriva al primo piano della costruzione si butta giù tutto e si ricomincia da capo. Solo che oggi sembra che manchino proprio le fondamenta, altro che primo piano. Spero ardentemente che adesso non incomincino le solite tiritere sulla fase difensiva, sull’allenatore che non è all’altezza del miglior Palermo di sempre, sui moduli matematici con annesse tabelline pitagoriche, sopratutto mi auguro che tifosi e giornalisti non vadano dietro a queste fior di bufale che ogni anno si ripetono implacabilmente. La verità è che se Zamparini vuole salvare il Palermo deve tornare a fare il presidente,com’era all’inizio, e non il separato in casa come è stato negli ultimi anni. Ma per un uomo che sembra non avere più alcun interesse per il calcio, e forse neanche per la sua squadra, mi sembra un’ipotesi molto difficile. Si salvi chi può.
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27 Agosto 2012, 12:26