Palermo, case confiscate per errore al costruttore legato ai boss

Case confiscate per errore al costruttore legato ai boss

Sono state restituite ai proprietari che vi abitano da 20 anni

PALERMO – E sono sette. Sette persone sono rientrate in possesso della casa in cui vivevano. Gli immobili erano stati sequestrati e poi confiscati per errore al costruttore Francesco Zummo. In realtà erano stati acquistati dagli attuali proprietari prima del provvedimento emesso dalla sezione Misure di prevenzione.

Per ottenere la revoca della confisca gli avvocati Luigi Varotta e Francesco Foraci hanno proposto un incidente di esecuzione in Corte di appello. Gli immobili, abitati da oltre vent’anni, si trovano a Ponte a Tressa, frazione di Monteroni d’Arbia, in Toscana. E non soni gli unici. Tante altre persone si trovano nella identica situazione.

Sono stati confiscati nel 2021 alla Cestel spa di Zummo, il cui patrimonio immobiliare viene stimato in 150 milioni di euro. Nelle more, però, alcuni immobili avevano cambiato proprietari, mai convocati per notificargli i provvedimenti giudiziari. Il loro diritto di proprietà si era smarrito in uno dei tanti passaggi societari dell’impero Zummo.

Dietro la scalata del costruttore, oggi quasi novantenne, ci sarebbe l’appoggio della mafia. Zummo era stato processato per concorso esterno in associazione mafiosa, ma la vicenda si concluse in parte con l’assoluzione e in parte con la prescrizione.

Gli investigatori si erano imbattuti per la prima volta nel suo nome trovando un appunto nella macchina di Michael Pozza, boss della mafia canadese assassinato nel 1979 a Toronto. Giovanni Falcone, nell’inchiesta “Pizza connection”, scoprì che alcuni conti correnti di Zummo erano stati utilizzati per operazioni legate al traffico di stupefacenti.

Zummo, il consuocero Vincenzo Piazza e il socio Francesco Civello sono considerati tra i principali responsabili della mega speculazione edilizia targata Vito Ciancimino, il “sacco di Palermo”.


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