Palermo e Castelvetrano, mafia e scommesse: confisca da 300 mila euro

Palermo e Castelvetrano, mafia e scommesse: confisca da 300 mila euro

Le agenzie finanziate dalla famiglia di Matteo Messina Denaro
MISURE DI PREVENZIONE
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PALERMO – Confiscato il patrimonio dell’imprenditore Carlo Cattaneo, 37 anni, ritenuto vicino alla famiglia che fa capo a Matteo Messina Denaro.

La Direzione investigativa antimafia ha eseguito tra Palermo e Castelvetrano il decreto emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, su proposta del direttore della Dia e della Procura palermitana. Il valore dei beni viene stimato in 300 mila euro.

Secondo l’accusa, le agenzie di scommesse di Cattaneo avrebbero finanziato la famiglia del latitante trapanese. Le indagini patrimoniali nascono dal blitz “Anno Zero” del 2018. Ventuno le persone arrestate da carabinieri del Ros, Dia e polizia. Dell’elenco facevano parte anche i cognati del latitante, Rosario Allegra e Gaspare Como. Il primo è morto in carcere.

Cattaneo è stato di recente condannato a 16 anni di carcere in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Nel corso delle indagini era emersa una delle ultime tracce della presenza di Messina Denaro in Sicilia con tanto di consegna di pizzino (leggi: “Il secco non lo voglio disturbare”).

I pubblici ministeri della Dda ritengono che Cattaneo abbia goduto dell’appoggio di Francesco Guttadauro, il nipote del cuore del latitante, e successivamente di Rosario Allegra per espandersi nel settore delle scommesse.

La confisca riguarda due società di capitali e una ditta individuale (con sedi a Palermo e a Castelvetrano) del settore della ristorazione e nei servizi informatici di gestione di sale giochi e scommesse; un appartamento, un appezzamento di terreno e un fabbricato in corso di costruzione a Castelvetrano; diverse auto e moto; 4 conti correnti bancari, una polizza, depositi e rapporti con istituti di credito.

Cattaneo aveva organizzato parallelamente a quello legale, così scrivono i giudici, “un proprio sito di gioco illegale lucrando ingenti guadagni” con movimentazione di denaro contante e con il sistema “Skrill” che eludeva la normativa antiriciclaggio sul tracciamento delle ingenti operazioni.

La ricostruzione eseguita, aggiungono i giudici, evidenzia le modalità attraverso le quali Cattaneo “pur non essendo inserito organicamente nel sodalizio mafioso, contribuiva in modo significativo al sostentamento economico dell’associazione”, faceva affari con i mafiosi di Castelvetrano, i quali gli richiedevano “un pensiero” in denaro per i familiari in difficoltà.


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