A Palermo il desiderio degli asili nido modello 'Reggio Children' - Live Sicilia

A Palermo il desiderio degli asili nido modello ‘Reggio Children’

“È nostro dovere aiutare le mamme siciliane” gridano le cooperative scolastiche siciliane

PALERMO – Palermo come Reggio Emilia, il desiderio di mamme e gestori di avere asili nido basati sul modello Reggio Children. “È nostro dovere aiutare le mamme siciliane” gridano le cooperative scolastiche siciliane.

La città di Palermo conta 26 nidi comunali e 9 nidi accreditati, con i fondi PNRR il Comune di Palermo prevede di accrescere di 480 posti la capacità di accoglienza nei nidi, oltre ai nuovi 227 posti che si avranno dagli interventi sulle scuole materne, questo entro il 2026.

Nonostante questi interventi previsti, Palermo rimane lontana dagli obiettivi europei di accogliere nelle strutture pubbliche e private accreditate 33 bambini ogni 100. La Sicilia rimane fanalino di coda in merito al buon funzionamento del sistema integrato d’istruzione e dei servizi educativi e di conseguenza la possibilità di estendere i posti nido, registrando una percentuale di posti del 10% nelle aree metropolitane, e 4,5% nelle aree interne. 

Una delegazione delle cooperative scolastiche siciliane che gestiscono servizi educativi 0/6 anni, ha visitato le “gemelle” nel territorio di Reggio Emilia. “Siamo venuti a contatto con una realtà diversa da noi e distante anni luce, siamo sempre più delusi della gestione del servizio educativo integrato – racconta Tania Arena, direttrice della scuola Titti school a Palermo -. I nostri colleghi emiliani sono inseriti nel catalogo dell’offerta formativa del Comune di Reggio Emilia ed è il genitore a scegliere la struttura che preferisce. Il pubblico interviene in maniera così importante nel privato che alla fine un bambino in una struttura privata costa 100 euro al mese. In queste condizioni, è chiaro che siamo lontanissimi da un livello minimo di civiltà, a Palermo la situazione è completamente diversa, come può la condizione della donna migliorare?”

“Il Comune di Palermo non rispetta le linee guida dell’integrazione pubblico privato – continua Tania Arena – Negli ultimi due anni, abbiamo avuto 2\3 bambini sui 15\20 posti disponibili. Tanti bambini rimangono fuori dal liste comunali, ma sono di più quelli che non ne fanno richiesta perché demotivati. C’è un livello di domanda inespressa, e deriva dalla sfiducia nel sistema pubblico.”

Alcune mamme di Palermo, che hanno vissuto esperienze diverse, hanno raccontato come hanno vissuto o vivono il servizio asili nido: qualcuno ha rinunciato a presentare la domanda all’asilo comunale perché non era disponibile il tempo prolungato, altre hanno presentato richiesta ma attendono risposta dopo 9 mesi dall’inzio dell’anno scolastico, altre sono, invece, riuscite ad accedere ai posti disponibili ma sono vittime di continui disagi.

Silvia Fichy, dipendente, ha preferito la scuola privata e la baby sitter “non volevo rischiare di subire giorni di chiusura o scioperi, e non c’erano posti disponibili nel tempo prolungato”.

Marzia Governale, mamma di un bambino che frequenta il nido palermitano Peter Pan: “Il personale è eccellente, ma siamo rimasti con una sola educatrice per 15 bambini, questo a causa di malattia e permessi delle altre due insegnati di ruolo. Inoltre capita spesso che si assentino i collaboratori scolastici, questo ha creato notevoli disagi perché la loro assenza ha imposto orari di ingresso scaglionati e tra noi mamme si è creata una specie di sfida mattutina per poter lasciare in orario il bambino, i ‘ritardatari’ devono attendere fino alle 10. A volte manca la cuoca e si mangia pane e prosciutto, non c’è un menu settimanale, non sappiamo cosa mangeranno i bambini pranzo. È capitato – conclude la mamma – che per una settimana intera abbiano mangiato pasta e prosciutto. Paghiamo una retta e non abbiamo il servizio idoneo”. 

Valentina Gentile è ancora in attesa di una risposta, da settembre: “Il mio bambino ha compiuto tre anni  a fine agosto ed è ultimo in graduatoria, la precedenza è per i bambini di 4 e 5 anni. A marzo, abbiamo scelto di non aspettare più e deciso di iscriverlo ad una scuola dell’infanzia privata”.


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