Palermo, "Sorella sanità 2": accolto ricorso del carabiniere Li Pomi

“Sorella sanità 2”, accolto il ricorso del carabiniere Li Pomi

Revocato anche l'obbligo di dimora per il militare del Nas

PALERMO – Un tribunale annulla l’ordinanza di custodia cautelare, un altro respinge il ricorso della Procura della Repubblica. Doppio provvedimento favorevole per il carabiniere del Nas Loreto Li Pomi, coinvolto nell’inchiesta “Sorella sanità 2”.

Li Pomi era finito ai domiciliari, poi sostituti dal gip, subito dopo l’interrogatorio di garanzia, con il meno afflittivo obblio di dimora, ora annullato dal Riesame su istanza del legale della difesa, l’avvocato Michele De Stefani.

La Procura aveva fatto appello ritenendo che il luogotenente meritasse i domiciliari non solo per l’ipotesi di turbata libertà degli incanti (reato per cui fu emessa l’ordinanza di custodia cautelare), ma anche per tentata concussione. Il Riesame non lo ha accolto. Non si conoscono ancora le motivazioni, ma la difesa ha sollevato questioni sia in tema di gravi indizi di colpevolezza che di inquinamento probatorio. Li Pomi sta per andare in pensione.

A tirarlo in ballo sono stati Salvatore Manganaro, imprenditore agrigentino, e il suo “socio” nelle tangenti, Fabio Damiani, alla guida della centrale regionale per gli appalti. Manganaro ha attribuito a Li Pomi una “azione di terrorismo nei confronti di Damiani”. Il militare sessantenne avrebbe esercitato pressioni per cercare di favorire Massimiliano D’Aleo (a cui è stato ora revocato l’obbligo di dimora, su istanza dell’avvocato Giuseppe Di Cesare), rappresentante della Generay nella gara da 17 milioni bandita dall’Asp di Palermo per la manutenzione delle apparecchiature medicali.


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