Cronaca

Palermo, Faraoni: “Vi racconto come sarà la nuova Sanità”

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31 Marzo 2023, 10:21

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“Siamo impegnati in una riforma che cambierà il volto della Sanità, anche in Sicilia e a Palermo”.

Nel tavolo della stanza delle riunioni, all’Asp di Palermo, in via Cusmano, c’è una pila di fascicoli con i nomi dei centri della provincia. La dottoressa Daniela Faraoni, commissario straordinario dell’Asp, spiega come in quelle carte ci sia già la bozza del futuro. Più prossimo di quanto non si pensi.

Dottoressa Faraoni, partiamo da Lampedusa, nel cuore della cronaca con il suo contrasto di dolore e speranza. Ora c’è anche il ginecologo ventiquattro ore su ventiquattro.
“I servizi sono tanti. Noi ci occupiamo dei residenti, dei cittadini, dei migranti che sono gestiti dall’hotspot, per cui interveniamo in caso di emergenza. C’è un pronto soccorso, c’è un servizio di radiologia sempre attivo, come accade per il cardiologo e, adesso, per il ginecologo. Accogliendo una richiesta del presidente Schifani, che è stato sull’isola, è nato pure un punto di primo intervento pediatrico, oltre al pediatra di libera scelta”.

Di chi si occupa?
“Di tutti, anche dei figli di persone migranti che, spesso e purtroppo, sono minori non accompagnati. Il nostro obiettivo è contenere quanto più possibile la mobilità, garantendo assistenza e cercando di evitare il ricorso all’aereo e alla nave. Questo per essere più celeri e fornire una risposta sanitaria qualificata, lasciando l’impiego dei mezzi di emergenza agli effettivi casi di urgenza”.

Sono parecchi i problemi in quel lembo di terra.
“Sì, ma li affrontiamo, come sempre, con un rapporto di alleanza con tutti i professionisti coinvolti con cui condividiamo traguardi e rapporti”.

C’è, per esempio, il responsabile del Poliambulatorio, il dottore Francesco D’Arca, che a Lampedusa è molto operativo.
“E’ una delle risorse su cui possiamo contare a occhi chiusi. Ma non è una novità. L’Asp di Palermo, anche negli anni della pandemia, ha dimostrato di avere a disposizione persone che svolgono il loro lavoro con un profondo senso etico”.

Cosa lascia il Covid?
“E’ stato un grande banco di prova per il nostro sistema, pure per quello nervoso, che ha testato la nostra capacità di sopportare stress e fatica. Abbiamo saputo innescare modalità innovative rispetto a un fatto che, del resto, era nuovo, cercando di capire i nostri punti deboli, per migliorarli. Abbiamo toccato con mano non soltanto il bisogno di assistenza, ma la necessità di contatto umano. L’undici marzo del 2020, il nostro ospedale di Partinico è stato trasformato in Covid hospital. Se rammento l’incipit della storia, ho i brividi”.

Ricordo la levata di scudi.
“Sì, ma si è verificata a risultato acquisito, quando l’inerzia non poteva essere più fermata. Tutti, infine, hanno riconosciuto la bontà della scelta. Siamo riusciti a preservare le altre attività, perché la gente non ha mai smesso di stare male e, grazie a Dio, di avere bambini”.

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“Non spetta a me dare un giudizio politico sugli scenari”.

Non le sto chiedendo un giudizio politico, dottoressa, so che non è di sua pertinenza. Le pongo una domanda a cui lei può rispondere: come se ne esce? Come si va avanti in questo problematico momento post-pandemico, con tanti pazienti che manifestano disagi a vario titolo?
“Dobbiamo organizzare al meglio i percorsi pensati dal Dm77 e dal Pnrr, il decreto e il piano che tracciano le linee guida per il futuro. Al tempo stesso, il livello d’attenzione contro il Covid non va abbassato e dobbiamo tenerci pronti per eventuali spiacevoli novità che spero remote”.

Ma lo snodo vero qual è?
“Il punto è la medicina di prossimità. Non aspettare la domanda sanitaria, portando l’offerta a casa delle persone, andando incontro. Già lo facciamo con i nostri camper, con i nostri screening e con i nostri primari che stanno collaborando benissimo, in città e in provincia. Il primo luogo di cura sarà sempre di più il domicilio del paziente, grazie alle Uca, le Unità di continuità assistenziale, sganciate dall’emergenza Covid. Poi ci saranno gli ospedali di comunità, con la possibilità di terapie più complesse. Solo per le urgenze saranno impegnati gli ospedali tradizionali. Libereremo i posti letto e i siciliani dalla scelta, talvolta obbligata, di pagare un biglietto per curarsi al Nord”.

Siete e sarete impegnatissimi sul fronte delle dipendenze. Il crack è drammaticamente sulla scena.
“Il nostro dipartimento di Salute mentale è strenuamente in campo. Penso a ottimi professionisti come il dottore Giampaolo Spinnato o la dottoressa Francesca Picone. Sono vicina, con la mente e con il cuore, ai genitori che hanno sofferto la perdita di un figlio per droga. Siamo presenti con la nostra informazione nelle scuole. I ragazzi devono sapere che le dipendenze, come il crack, ma non c’è solo quello, causano danni neurologici irreversibili, se sopravvivi”.

Cosa c’è in quei faldoni sul tavolo?
“Bozze da sottoporre all’assessore e al presidente. Tutto passa da una rimodulazione delle strutture esistenti che eviti duplicazioni o sovrapposizioni, aumentando la funzionalità complessiva del sistema. Ogni sede sarà oggetto di un cambiamento, con un approccio di lavoro che sarà diverso a cominciare dal medico di medicina generale”.

Questa rivoluzione in cosa consisterà?
“I cittadini dovranno essere guidati, passo dopo passo, attraverso passaggi di diagnosi e terapia più semplici. Non dovranno più andare dal medico di medicina generale, poi attendere l’esame, poi consultare lo specialista, poi tornare dal medico… Siamo davanti a una riforma sanitaria in cui la digitalizzazione avrà un ruolo importantissimo. Nel tempo, una volta che verranno messi a punto, tutti i dettagli saranno chiariti”.

L’obiettivo finale?
“Curare i siciliani in Sicilia e farlo al meglio”. (rp)

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31 Marzo 2023, 10:21

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