09 Ottobre 2024, 16:36
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PALERMO – La diagnosi dell’esame istologico fu sbagliata, ma secondo i periti non c’è alcuna certezza che la morte di Darin D’Anna potesse essere evitata. Il tumore che lo ha ucciso non era curabile.
Il giudice per le indagini preliminari Marco Gaeta scagiona dall’accusa di omicidio colposo i medici che ebbero in cura negli ospedali San Raffaele Giglio di Cefalù e Cervello di Palermo il giovane biologo deceduto nel 2022 all’età di 35 anni. Decisiva è stata le perizia affidata dal giudice ad alcuni esperti.
Prosciolto Aroldo Gabriele Rizzo, difeso dall’avvocato Massimo Motisi (sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste) e assolti con la stessa formula nel giudizio abbreviato Filippo Boniforti (difeso dagli avocati Vincenzo Lo Re e Bartolo Studiale), Angelo Vetro (avocato Rosario Vento), Giancarlo Pompei (avvocato Salvatore Tamburo) con la formula perché il fatto non sussiste.
Un altro Gip aveva respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Palermo e ordinato al pm di formulare l’imputazione di omicidio colposo.
Darin, a cui l’Università conferì la laurea magistrale post mortem, aveva una rara forma di tumore che si era manifestata con un problema al ginocchio. I familiari di Darin, tramite gli avvocati Salvo Vitrano e Nino Agnello, hanno sempre sostenuto che si trattasse di un caso di malasanità.
I periti hanno confermato che sono stati commessi “errori diagnostici”. Non fu rilevata la “neoplasia maligna sarcomatosa”. L’iniziale diagnosi sbagliata parlava di cisti di Baker. L’evento morte non può essere collegato però con certezza alla diagnosi sbagliata. Da qui la formula dubitativa dell’assoluzione.
Secondo i familiari del giovane, con una diagnosi tempestiva e corretta il tumore poteva essere aggredito quando non erano ancora presenti le metastasi.
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09 Ottobre 2024, 16:36