Palermo dirà addio ai gazebo| Al loro posto sedie e tavolini

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09 Dicembre 2013, 06:25

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PALERMO – L’addio ai gazebo, per Palermo, è sempre più vicino. Dopo anni di Far West, multe, polemiche e scontri politici, sembra ormai a un passo la svolta per la quinta città d’Italia, una svolta contenuta nella proposta di modifica al regolamento elaborata dalla commissione Attività produttive di Sala delle Lapidi che adesso andrà al vaglio delle altre commissioni e delle circoscrizioni prima di approdare in Aula.

“Noi speriamo che i tempi siano strettissimi – dice il presidente Paolo Caracausi – e la nostra è l’unica proposta inviata alla presidenza del consiglio. Quella dell’assessore, invece, non è mai arrivata”. E il riferimento è all’altra bozza di regolamento, elaborata dagli uffici dell’assessore Marco Di Marco e annunciata poco più di un mese fa. Ma se l’assessore ha voluto un regolamento ex novo, che avrebbe dovuto abolire quello vigente, la commissione ha preferito modificare l’attuale e non creare doppioni. “La procedura corretta è la nostra – continua Caracausi – non puoi fare un nuovo regolamento senza togliere il vecchio”. Polemiche a parte, però, quel che conta è la sostanza e cioè la cancellazione della parola “gazebo”da ogni regolamento, vecchio o nuovo che sia.

Al suo posto compare il termine “dehors” che sta ad indicare sedie, tavoli, pannelli verticali, tende, ombrelloni o pedane mobili: insomma, niente a che fare con un gazebo che, in base alla recente giurisprudenza, è invece una costruzione vera e propria che richiede un’autorizzazione urbanistica. Le novità però non finiscono qui. La concessione di suolo pubblico potrà essere al massimo doppia (e non più tripla) della parte del locale adibita alla somministrazione e per un massimo comunque di 50 metri quadrati; nel caso in cui il marciapiede sia troppo piccolo (due metri devono infatti essere lasciati liberi per i pedoni) si potranno utilizzare le strisce blu, ma al massimo quattro o cinque, risarcendo il titolare degli stalli con altrettanti collocati altrove.

Risolta anche la questione sanitaria: responsabile della somministrazione all’aperto sarà il titolare del locale che dovrà assicurare il rispetto delle norme igieniche, eliminando così il compito di autorizzazione dell’autorità sanitaria o degli uffici. Le procedure subiranno inoltre uno snellimento: il Suap avrà 60 giorni per rispondere alle istanze e, in caso di necessità di pareri o nulla osta, la conferenza di servizi non potrà essere rinviata per assenze considerando acquisito l’assenso di chi, convocato, diserta la riunione.

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Le autorizzazioni saranno al massimo triennali e rinnovabili e dureranno per tutti e 12 i mesi: il meccanismo messo a punto prevede che la durata dell’autorizzazione sia pari a quella dell’ordinanza dell’ufficio Traffico per non creare assurde discrepanze. E nel caso non sia cambiato nulla, non sarà necessario allegare nuovamente elaborati grafici: basterà l’autocertificazione. Vietata la pubblicità, a meno che non sia il brand Panormus. E per tutti quelli che hanno già un gazebo? Avranno quattro mesi per adeguarsi al regolamento, una volta approvato.

“Si tratta – dicono i componenti della commissione Caracausi, Alessandro Anello, Tony Sala, Rita Vinci, Cosimo Pizzuto, Carlo Di Pisa e Salvatore Finazzo – di una delibera fortemente voluta dalla commissione che è riuscita a mettere insieme le istanze di associazioni di categoria, uffici e altre commissioni. Con questo regolamento e il Put va riorganizzata in senso generale l’occupazione del suolo pubblico per i punti di ristoro, dando così risposta ai desiderata dei cittadini che non volevano più i gazebo e ai commercianti che pretendono chiarezza”.

“Il regolamento – replica Di Marco – sta seguendo il solito percorso di rito: segreteria generale, circoscrizioni, commissioni, consiglio. Il nostro regolamento è stato elaborato con le associazioni Confartigianato, Addiopizzo e con un confronto con le città di Firenze e Milano. Il Sindaco ha condiviso il principio di superare il concetto di gazebo a fronte di strutture temporanee più leggere rispetto ad un carico urbanistico rispettoso de decoro cittadino e del centro storico, non distinguendo tra suolo pubblico e privato. Il tema aperto è il concetto di temporaneità che noi abbiamo stabilito in 6 mesi e che può essere esteso su richiesta del consiglio. Come si fa a dire temporanea una struttura che rimane installata 12 mesi all’anno? Il regolamento predisposto da Caracausi non è condiviso politicamente dalla maggioranza”.

“Abbiamo dato il nostro contributo alla stesura delle modifiche insieme ad altre associazioni – ha dichiarato Antonio Ferrante, presidente di Vivo Civile – e siamo soddisfatti per le modifiche apportare al precedente regolamento. In un momento di crisi economica e sociale così forte è necessario il contributo di tutti per garantire un futuro alla nostra città ed ai suoi cittadini, specialmente i giovani. Episodi come quello del secondo regolamento sullo stesso tema da parte di un altro organo istituzionale ci preoccupa come cittadini che chiedono all’amministrazione soluzioni univoche e chiare. Chiediamo al sindaco l’istituzione di un osservatorio permanente di settore composto da associazioni e istituzioni che periodicamente si confronti su tutti i temi inerenti i pubblici esercizi e che rappresenti un’ulteriore risorsa per risollevare la nostra città”.

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09 Dicembre 2013, 06:25

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