07 Aprile 2021, 06:00
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Da dove si comincia per raccontare la catastrofe della zona rossa di Palermo? Premessa: quello delle zone non è il gioco dei colori, il rosso indica il massimo livello di protezione. Ma porta con sé delle pessime notizie. Significa che la sanità è in affanno e che siamo tutti più a rischio. Non esiste un’aritmetica in grado di conteggiare i morti, tuttavia bisogna affidarsi ai numeri e alle conseguenze che stabiliscono per quantificare il livello di una crisi. A Palermo si è raggiunto l’apice. Era inevitabile? Più giù le risposte del commissario Costa: “I numeri non sono da zona rossa”. Andiamo con ordine.
Da dove si comincia allora? Forse dalla voce della dottoressa che al telefono grida, più che sillabare: “Qui è un inferno!”. Qui, in uno dei tanti ospedali, tra la città e la provincia, trasformati in campi di battaglia. Qui, dove si continua a lottare e a morire, ma siamo sicuri che tutte le vittime della pandemia fossero ‘necessarie’ e che non si potesse arginare la strage? Qui, in ospedale, dove il personale in camice vive, da lunghissimi mesi, nella miniera spesso impotente del contrasto al virus. E si sente solo.
O forse si può cominciare dall’acutissimo grido della presidente di Confcommercio, Patrizia Di Dio: “Abbiamo vitale bisogno di lavorare. A chi è costretto a chiudere la propria attività senza avere sostegni adeguati ma solo piccole elemosine, rimane solo di poter lavorare per ‘rimanere in vita”. Ci vogliamo mettere nei panni di un ristoratore, uno fra tanti che ha aperto una attività commerciale, che prima chiude, poi riapre, poi richiude? E investe e cerca di mantenere il timone dritto. E gli arriva una mazzata tra capo e collo, mentre i ristori forse sì, chissà, si vedrà…. E sopporta il peso di uno che deve essere ligio alla sacrosanta cautela imposta dal Covid, beffato pure dalla pacca sulla spalla di una inutile solidarietà.
Sul colore rosso di Palermo domina ancora l’eco dell’inchiesta di Trapani sui presunti dati falsati. Sarà un giudice a stabilire l’eventuale rilevanza penale e la concatenazione degli eventi, ricordando sempre che i coinvolti sono innocenti fino a prova contraria. Sarà chi legge le ricostruzioni della cronaca a farsi un’opinione etica, prima ancora che giuridica. Ci sono alcuni passaggi che risuonano adesso con maggiore insistenza. Come quella intercettazione, di cui abbiamo scritto, che riguarda Palermo. Pare che la città, tre settimane fa, stesse già per tingersi di rosso, secondo certe telefonate allarmate fra l’assessore Razza e il presidente Musumeci. Poi, quell’inquietudine scomparve. Qui si può leggere tutta la storia che riporta alla luce più di una domanda. L’interrogativo più naturale e inquietante sorge spontaneamente: non è che si è perso del tempo prezioso?
Lo chiediamo al commissario Renato Costa che si occupa dell’emergenza Covid a Palermo e provincia: perché siamo in zona rossa? “Innanzitutto – dice – vorrei chiarire un aspetto: non siamo allo sbando, il momento è serio, ma viene governato. La situazione degli ospedali è impegnativa, ma ben lontana dalle criticità a cui siamo stati abituati in questi mesi. Su Palermo abbiamo un quadro preciso. Le Usca hanno già tracciato il 94 per cento dei contatti stretti dei contagiati e stanno visitando i positivi per evitare i ricoveri”. Insomma, parlando con il commissario, la domanda si rafforza, via via che si discorre: perché la zona rossa? “Perché il sindaco – risponde lui – chiede delle misure di emergenza. Secondo me, i numeri non sono da zona rossa. Condividiamo la preoccupazione di Orlando, sappiamo che il Covid si muove, che la variante inglese, da noi isolata a gennaio, è più diffusiva. I dati elaborati su Palermo, purtroppo, risentono di una difficoltà cronica che c’è da sempre, perché dentro ci sono le province, ci sono Linosa e Lampedusa, ci sono i positivi delle navi quarantena… Comunque, questo conta fino a un certo punto, condividendo, lo ripeto, la preoccupazione del sindaco, abbiamo detto sì alla zona rossa”.
E’, grossomodo, l’identico refrain che si legge in filigrana nella nota della Regione che ha annunciato il provvedimento: “Le superiori misure sono state adottate a seguito della richiesta del sindaco di Palermo di disporre provvedimenti maggiormente restrittivi rispetto all’attuale ‘zona arancione’ e dopo la relazione in tal senso del Commissario ad acta per l’emergenza Covid dell’area metropolitana di Palermo”. Dove pare di cogliere l’attribuzione dell’iniziativa a Orlando e la Regione come elemento accondiscendente del discorso.
Voltando pagina, le parole del sindaco di Palermo sembrano molto diverse: “Dopo mesi di incertezze sui dati, sull’andamento dell’epidemia e sullo stato di pressione subita dal sistema ospedaliero e dai suoi operatori, a Palermo si registra purtroppo e viene adesso comunicata una situazione estremamente preoccupante di aumento continuo di nuovi contagiati certificata dalle relazioni fornite in queste ore dal commissario per l’emergenza e dal capo dipartimento regionale Prevenzione e che determina la necessità della zona rossa. Nell’auspicio – aggiunge Leoluca Orlando – che tutti comprendano veramente e finalmente la gravità della ormai evidente incertezza e contraddittorietà di dati forniti in passato e di pressione sulla situazione e sulla tenuta ospedaliera che sta mettendo a rischio centinaia di vite, non possiamo che ribadire che non è più rinviabile un tavolo di confronto urgentissimo perché il Governo nazionale e quello regionale valutino tutti i provvedimenti necessari a garantire il diritto alla salute ed aiuti veri alle famiglie e alle imprese”. Nel raffronto tra le versioni ridotte a sintesi nella zona rossa, si potrebbe essere colti da una vertigine di smarrimento. Come assistendo – chioserebbero i maligni – a una partita a ping pong della politica. Con le persone nel ruolo della pallina.
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07 Aprile 2021, 06:00