Droga, il bambino ricoverato: le sue condizioni di salute

Droga, il bambino ricoverato: le sue condizioni di salute

Le ultime sul piccolo di tredici mesi. I genitori non vivono a Palermo.

Nessuno parla. Il riserbo sulla storia del bimbo di tredici mesi ricoverato dopo avere ingerito cannabis è assoluto. Ma qualcosa trapela dall’Ospedale dei Bambini. La più importante: il piccolo sarebbe fuori pericolo. Non si sarebbe trattato di un’overdose, ma di una assunzione di droga, maturata in circostanze da verificare. Non si conoscono, al momento, le origini della frattura cranica. I genitori del piccolo si trovano, attualmente, a Palermo, ma non sarebbero palermitani.

Si tratta, insomma, di un caso particolare che viene vagliato da chi compie le indagini e su cui non è lecito, in questo frangente, azzardare alcuna ipotesi. Sullo sfondo c’è, comunque, un’emergenza sociale che raccontiamo ormai da mesi: quella dei bimbi molto piccoli che assumono, accidentalmente, sostanze stupefacenti.

Da gennaio – aveva spiegato in precedenza a LiveSicilia.it Maria Lucia Furnari, direttore medico di presidio – abbiamo avuto sei bambini intossicati da cannabinoidi e uno da metadone. Sono quasi sempre figli di famiglie con genitori giovani, dunque molto piccoli, in cui papà e mamma consumano abitualmente sostanze stupefacenti. E’ una situazione legata al disagio, ma non solo. Di recente abbiamo avuto soltanto un caso grave di un bimbo arrivato in coma”.

Un allarme, rilanciato, sempre in quel contesto, dal direttore sanitario dell’ospedale Civico, Salvatore Requirez; “Parliamo di bambini intossicati, da zero a due anni, la maggior parte delle volte accidentalmente. Da un anno a questa parte, cioè dall’ottobre scorso, ci siamo occupati di dodici casi. Al pronto soccorso, cogliendo il giustificato allarme della Procura dei Minori, facciamo lo screening con le analisi. Nel sangue dei pazienti intossicati troviamo traccia di anfetamine, benzodiazepine, cannabinoidi, ecstasy, cocaina, metadone e oppiacei. Ma si tratta di qualcosa che rimane sommerso, di cui riusciamo a cogliere un segmento. Pensiamo che questo fenomeno preoccupante sia ancora più diffuso”. Ma l’ultimo caso è una storia a sé. Che gli inquirenti stanno valutando. (Roberto Puglisi)


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