Cronaca

Palermo, il boss e le 3 tonnellate di droga: gli indagati sono 12

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19 Giugno 2023, 05:30

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PALERMO – L’inchiesta è chiusa. Gli indagati che hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini sono 12, quattro in più delle persone arrestate il 17 maggio scorso. La Procura di Palermo e i poliziotti della squadra mobile avrebbero ricostruito un grosso giro di droga fra Brancaccio e lo Sperone. La droga – cocaina, hashish e marijuana – sarebbero stati comprati in Calabria e Campania. I palermitani, però, pensavano in grande e avevano chiuso un accordo con un trafficante algerino che si muoveva fra Marocco e Spagna. Progettavano di fare arrivare in Sicilia un carico di tre tonnellate di stupefacenti.

L’algerino gli altri indagati

In carcere erano finiti Alessio e Rosario Tinnirello, Giovanni Di Stefano, Antonino La Vardera, Antonino Li Causi e Youcef Lounis, Giuseppe Urrata ed Edoardo Ciotti (a questi ultimi due difesi, dagli avvocati Alessandro Musso ed Enrico Tignini, il Tribunale del Riesame ha concesso gli arresti domiciliari). Rosario Tinnirello e La Vardera hanno precedenti per mafia, ma nell’inchiesta non viene contestata l’aggravante specifica. A completare l’elenco degli indagati, ma piede libero, sono Fabio Bongiorno, Vincenzo Di Paola, Andrea Esposito e Giovanni Trovato.

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“Subito 800 mila euro”

“Noi subito possiamo racimolare intorno agli 800 mila”, diceva Rosario Tinnirello a Youcef Lounis. “Io ti voglio aiutare però è un po’ pochino”, rispondeva l’algerino che metteva le cose in chiaro: “… quando arriva la cosa tu mi devi dare tutto quello che tieni… per esempio due milioni di euro”. Altro che acconto di 800 mila euro. Tinnirello garantiva che le cose in futuro sarebbero andate meglio: “… dacci la possibilità di crescere e tu poi te ne rendi conto… facci mangiare e ci facciamo grossi”. Youcef Lounis è stato immortalato al suo arrivo a Palermo. Sembrava un elegante uomo di affari.

Ora gli indagati potranno chiedere di essere interrogati o presentare memorie difensiva. Poi ci sarà la richiesta di rinvio a giudizio da parte dei pubblici ministeri Giovanni Antoci e Maria Rosaria Perricone.

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19 Giugno 2023, 05:30

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