07 Ottobre 2024, 17:45
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PALERMO – Ergastolo al boss Gaetano Scotto per l’omicidio di Nino Agostino. Assolto l’amico del poliziotto che rispondeva solo di favoreggiamento.
Nino Agostino e la moglie Ida Castelluccio furono trucidati il 5 agosto 1989. Lei era incinta quando entrò in azione il commando di morte a Villagrazia di Carini. I due killer era in sella ad un moto di grossa cilindrata.
Regge davanti alla corte di assise di Palermo l’accusa rappresentata dal procuratrice generale Lia Sava, e dai sostituti Umberto De Giglio e Domenico Gozzo (oggi alla procura nazionale antimafia).
Il padre dell’agente, Vincenzo Agostino, dal giorno dell’agguato non tagliò mai la barba in attesa di “avere giustizia”. È morto lo scorso aprile, in attesa di conoscere la sentenza. La moglie, Augusta, era deceduta 5 anni prima. A portare avanti la battaglia per la verità ci sono sono le figlie Nunzia e Flora e i nipoti.
Scotto sarebbe stato l’esecutore materiale dell’omicidio assieme a Nino Madonia, già condannato all’ergastolo in un altro processo. Francesco Paolo Rizzuto rispondeva di favoreggiamento. Era un ragazzino di 16 anni ed era amico di Agostino che all’epoca dell’omicidio di anni ne aveva 28.
Secondo l’accusa, che non ha retto al vaglio della corte d’assise, avrebbe “eluso le investigazioni tacendo elementi a sua conoscenza e riferendo circostanze false in relazione al delitto”. In Rizzuto particolare disse nell’immediatezza del delitto che aveva sentito i colpi di pistola, era corso sul posto ed era scappato per paura. Abitava accanto al luogo dell’agguato.
Nel 2018 aveva ribadito la versione solo che, intercettato due giorni prima della convocazione, diceva: “…tanno la magliettina mia tutta china china i sangue… capisti?”. “… va bè ma tu ci dasti aiuto”, aggiungeva l’interlocutore mai identificato di Rizzuto.
Sul ruolo di Scotto, condannato per mafia a 20 anni lo scorso febbraio, ci sono le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia. Vito Lo Forte nel 2009 disse di aver appreso dieci anni prima da Nino Madonia e da Pietro Scotto che l’omicidio Agostino era stato commesso da suo fratello Gaetano, il quale si era vantato di essere diventato “importante” all’interno di Cosa Nostra.
Vito Galatolo spiegò di avere saputo dal cugino Stefano Fontana, nel 2003, che Nino Madonia era il responsabile: “Quello che mio cugino Stefano mi ha fatto capire che sull’omicidio di questo Agostino c’era Gaetano Scotto”. Ida Castelluccio “era stata uccisa perché l’aveva riconosciuto e perché sapeva che il marito era dedito alla caccia di latitanti”.
La Corte di assise presieduta da Sergio Gulotta ha condannato Scotto a risarcire le parti civili: i familiari delle due vittime (assistiti tra gli altri dagli avvocati Fabio Repici ed Enrico Bennici), la presidenza del Consiglio dei ministri, il Viminale, la Regione siciliana, il Centro Pio La Torre, l’associazione Libera.
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07 Ottobre 2024, 17:45