28 Marzo 2011, 07:45
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Adesso, dopo tanti discorsi sul sindaco, è giusto chiamare la città di Palermo sul banco degli imputati per infliggerle una pesante condanna. Non è il paradigma del tutti colpevole, nessun colpevole, come sostiene Davide Enia. E’ la realtà del tutti colpevoli, colpevoli tutti. La città ha eletto per due volte il sindaco che dice di non sopportare più. Ma voltò le spalle perfino a Leoluca Orlando, dopo averlo acclamato. La città non vuole un primo cittadino. Agogna piuttosto un principe azzurro che superi il castello di rovi, uccida il drago e la risvegli con un bacio sulle labbra. Il problema? Possiamo offrire quintali di decadenza in dono nuziale. E chi mai si metterebbe in viaggio per vincere in premio lo squallore? Dovremo svegliarci da soli.
Palermo è un deserto, un campo arido e scortese. E’ il luogo non condiviso che nessuno rispetta. E’ violenta con i disabili cui rende la vita impossibile, negandogli ogni accesso con ruote e parafanghi. E’ diventata fredda con i più deboli. Aveva almeno la solidarietà, Palermo. Ora non più. Riusciva a scandalizzarsi se qualcuno dormiva al gelo delle strade. E’ una sensibilità passata. La città somiglia a una donna che si è vista sfiorire nel riflesso di uno specchio che qualcuno, ogni giorno, le ha sistemato davanti. Dopo un po’ si perde il rispetto. Si smarrisce la fiducia, con la bellezza.
Palermo conosce una sola felice consuetudine che, d’incanto, le permette di ritrovare un filo tenue di identità. Si emoziona allo stadio, per i colori rosanero. E raccoglie firme, protesta, fa sentire la sua voce. Poi, al novantunesimo, torna a casa tra le macerie, senza darsene peso. Sopporta il suo grigiore lunare. E’ vero: ci sentiamo esiliati temporaneamente su un altro pianeta. E diamo la colpa delle nostre disgrazie al sindaco o ai palermitani cattivi. Questo dei palermitani cattivi è un mistero duro da svelare. Ne parlano tutti, nessuno li ha mai visti. Forse agiscono di notte, a dispetto dei sogni dei palermitani onesti. O forse i palermitani cattivi siamo noi, tutti noi, che ci crediamo buoni.
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28 Marzo 2011, 07:45