01 Agosto 2022, 06:12
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Le cause del buco nel bilancio del Comune di Palermo, la lotta all’evasione di Palazzo delle Aquile, la possibilità del dissesto e il rischio raddoppio Irpef. Sono questi i temi oggetto dell’approfondimento sui conti del Comune di Palermo che LiveSicilia ha tenuto con l’avvocato tributarista Alessandro Dagnino, fondatore dello studio legale Lexia Avvocati e responsabile dell’area tributi e contabilità pubblica dello stesso studio.
Il Comune non riesce ad approvare il bilancio da due anni e la prima delle questioni trattate ha a che fare con le cause della crisi finanziaria. “Abbiamo sempre sentito dire – commenta il legale – che il problema del Comune è l’incapacità di riscuotere le entrate piuttosto che quella spesa incontrollata. Ciò quasi a volere segnalare una colpa della cittadinanza piuttosto che una colpa dell’amministrazione. Questa comunicazione autoassolutoria dà sempre colpa ai cittadini e non a coloro che dovrebbero organizzare e amministrare e invece non lo fa. Addirittura – aggiunge Dagnino – si è detto che la colpa sarebbe delle fasce di cittadinanza più ricche perché lì si annida la maggiore evasione. Io credo che occorra fare chiarezza”.
L’avvocato spiega approfondisce qual è il problema “Se il comune non realizza le entrate perché sono irrealizzabili questo non può essere imputabile ai cittadini. Il bilancio è tale perché entrate e uscite si bilanciano. Se lo stesso importo, difficilmente riscuotibile, viene riportato però fra le uscite è allora che si realizza lo squilibrio del bilancio”, conclude Alessandro Dagnino.
L’esperto non si pronuncia sul valore monetario delle entrate attendibili. “Anche questo – spiega Dagnino – è un tema oggetto di controversie e anche su questo starebbe indagando la magistratura. Quello che si può dire che c’è una prova empirica: le entrate indicate non sono realistiche, non riescono a essere realizzate e dall’altro lato la spesa è quella che è”.
Poi l’avvocato tributarista fa un esempio di lotta all’evasione posta in essere da Palazzo delle Aquile e a suo giudizio criticabile. “Il Comune – dice Alessandro Dagnino – avrebbe creato dei casi di lotta all’evasione che invece consisterebbero nell’emissione di pretese che poi vengono contestate fondatamente dai cittadini attraverso dei ricorsi. Se il Comune formula le sue pretese per avere delle entrate pari a milioni di euro, il cittadino fa ricorso e vince in Commissione tributaria, questo non è lotta all’evasione. Questa – chiosa Dagnino – è articolare i conti del Comune in modo da prevedere delle entrate che poi non vengono realizzate legittimamente non per mancanza di volontà di contribuire del cittadino”.
L’avvocato si fa poi denuncia quanto previsto dal regolamento antievasione del Comune di Palermo approvato dal precedente Consiglio comunale. “L’atto normativo – afferma – prevede l’avvio del procedimento di revoca della licenza commerciale a tutti gli imprenditori che abbiano un debito tributario con il Comune superiore a mille euro. Il danno sta nel concetto di debito tributario del regolamento sarebbe una somma ritenuta dovuta al Comune anche se quest’ultimo non ha fatto l’accertamento”
Infine Alessandro Dagnino ha trattato il tema della convenienza del dissesto in correlazione all’aumento della tassazione connesso all’ipotesi del default del Comune rispetto a questo salvataggio che consente di alzare l’addizionale Irpef oltre il limite di legge. Questa norma, il suo commento, rappresenta una sorta di “medioevo tributario, i cittadini non possono essere il bancomat delle amministrazioni”.
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01 Agosto 2022, 06:12
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