Palermo è in sofferenza | Ma qualcosa si può fare

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28 Settembre 2019, 12:15

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Dopo quasi due anni e mezzo dalle elezioni a Palermo del giugno 2017 è arrivato il momento di fare qualche riflessione, ovviamente non esaustiva. Lo sappiamo bene, basta uno sguardo alle altre metropoli italiane, gestire i comuni è diventata una scommessa ardua, una fatica sproporzionata se si osservano poi i reali risultati conseguiti. Il motivo principale di tale condizione di sofferenza è dato dalla progressiva riduzione dei trasferimenti statali e regionali, tagli che determinano un aumento comunque non risolutivo delle imposte locali aggravando la pressione fiscale sulle spalle delle persone fisiche, famiglie e imprese.

Tornando a Palermo i problemi ci sono, inutile negarlo, seppure alcuni di questi in tutto o in parte sono ascrivibili a responsabilità dello Stato, della Regione o di soggetti terzi. E’ evidente, per esempio, che il rilancio dell’occupazione, per arrestare il flusso migratorio dei nostri giovani, non può trovare soddisfacenti risposte a livello comunale, quanto piuttosto in un più organico sistema di interventi regionali, statali ed europei tendente ad accelerare processi di crescita del Pil a fronte dell’attuale congiuntura economica stagnante.

Il dramma perenne dei rifiuti registra una corresponsabilità della Regione e ministeriali in ordine alle soluzioni definitive da adottare. Nel capoluogo siciliano la situazione è esplosiva. A parte i tentativi lodevoli di restituire decoro, dal centro alla periferia, resi nulli dal fulmineo ricostituirsi delle discariche a cielo aperto che parecchio fa insospettire, Bellolampo è ormai satura e tarda la costruzione della settima vasca. Rimane lo sfiancante dibattito su come disfarci dei rifiuti tra chi predilige gli inceneritori e chi differenti forme di smaltimento sperimentate altrove (minore produzione dei rifiuti, riuso dei materiali, il porta a porta, il compostaggio, ecc.). Sicuramente, urge una semplificazione delle procedure per evitare che nella confusa ridda di norme, visti, autorizzazioni e carte bollate si nasconda, puntualmente, il classico rimpallo, l’inefficienza, la convenienza del privato e il malaffare (denunciato ripetutamente dal sindaco Orlando in sede politica, giudiziaria e antimafia).

La questione dei cantieri infiniti – anello e passante ferroviario, metro, tram, fognature, condotte, ecc. – è in mano a soggetti terzi, cioè le imprese e i gruppi di imprese che hanno in carico i lavori eterni.

Detto ciò, occorre rilevare la necessità di un blocco di interventi che, intanto, offra alla città quella normalità di cui è priva da tempo e perfettamente rientrante nelle competenze comunali. Poche cose, ma indispensabili: pulizia, trasporto pubblico, illuminazione, manutenzione strade e marciapiedi, sicurezza e vigilanza. Mi soffermo sulla sicurezza e vigilanza.

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Diciamoci la verità, se l’amministrazione appare lenta – sarebbe auspicabile un allargamento della giunta con l’innesto di giovani assessori preparati e motivati senza tessere di partito in tasca – il palermitano spesso non aiuta. Insofferente alle regole e al rispetto dei beni comuni rende molto complicata l’azione amministrativa in favore di una maggiore vivibilità e di una rinascita culturale e comportamentale.

Ecco, allora, l’obbligo di investire parecchio sul Corpo della Polizia Municipale. Purtroppo non ci troviamo a Stoccolma o a Vienna, Palermo accanto ai provvedimenti per rendere accettabili i servizi e affermare la legalità (lotta all’abusivismo, regolamentazione della movida, del commercio, ecc.) deve avere una capillare rete di controlli non limitata alle zone residenziali e storiche. I vigili si devono vedere, devono vigilare, sanzionare, non occasionalmente ma permanentemente.

Per raggiungere un simile obiettivo bisogna investire risorse finanziarie, utilizzare i fondi europei e statali creati apposta per il potenziamento dei servizi di presidio e controllo del territorio cittadino (verde pubblico, siti turistici, monumenti, isole pedonali…) e l’incremento delle funzioni di polizia stradale.

Questi fondi possono essere usati per assunzioni a tempo determinato di personale della polizia locale – finalmente nuove energie in un organico con un’età media alta – in deroga alle norme vigenti. Fondi per l’acquisto di attrezzature di video sorveglianza (impedire il continuo formarsi di discariche abusive) e l’ammodernamento delle centrali operative, per la sicurezza nelle spiagge, ecc. Forse sarebbe il caso di istituire un gruppo di lavoro impegnato esclusivamente nel reperimento dei fondi comunitari e dello Stato concepiti per la sicurezza urbana. Senza una forte e organizzata polizia locale e la dotazione di innovative tecnologie sul territorio ogni sforzo in direzione del cambiamento sarà assai difficile.

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28 Settembre 2019, 12:15

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