“Palermo, capitale della Sicilia | I catanesi non sono tutti uguali”

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10 Settembre 2012, 13:23

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“Cerco casa a Palermo, la capitale della Sicilia”. Nello Musumeci piazza questa frase nel bel mezzo della sua conferenza stampa. Già, il candidato che pensa sia più importante “fare la cosa giusta, piuttosto che quelle utile”, sa quanto sia utile, oggi, quel riferimento a Palermo. Utile ad allontanare, nell’immaginario del suo elettorato, la Catania di Lombardo, ben più dei duecento chilometri che la separano dal capoluogo. Anzi, dalla capitale.

E in quel momento, non mancano gli applausi. Degli alleati big, presenti in uno schieramento corposo e “di pregio”. Per il Pdl c’è uno dei tre coordinatori Dore Misuraca, il presidente dell’Atrs Francesco Cascio, Enrico La Loggia, Salvino Caputo.

Saverio Romano, invece, guida il drappello del Cantiere popolare, insieme ad Antonello Antinoro, Toto Cordaro e Giovanni Avanti. E non mancano i transfughi di An, Pippo Scalia e il presidente di Fare Italia Adolfo Urso, “il movimento – dice Musumeci – che per primo ha proposto al mia candidatura”. Una candidatura che, anche in caso di vittoria, non lo porterà a Palazzo d’Orleans. Se non in occasioni ufficiali. “Io non abiterò lì – annuncia Musumeci – ma sto cercando una casa a Palermo, un bivani, per evitare di fare continuamente la spola. Lo faccio per il rispetto che nutro per tutti quei siciliani che non hanno una casa. E perché vengo da una famiglia di operai: mi basta quello”.

Insomma, Musumeci, se venisse eletto governatore, non abiterà le stanze frequentate da Raffaele Lombardo. A cui dedica una stoccata, pur non facendone il nome: “Noi catanesi non siamo tutti uguali. Uno dei miei primi compiti sarà convincere i siciliani di questo”, dice.

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E intanto, l’ex sottosegretario di Berlusconi svela il simbolo della sua lista: un bollino rosso acceso (“il colore della passione, delle nostre arance”) e scritte in giallo, che rimandano quindi ai colori della bandiera siciliana. Un simbolo che sembra ha suscitato qualche dubbio tra alcuni alleati presenti alla conferenza. Ma Musumeci aggira subito la questione con una battuta: “Il rosso non è un colore che riguarda la nostra tradizione politica? Vero. Vorrà dire che anche in questo modo proveremo a convincere gli elettori di sinistra a votare per me”. Della lista del presidente faranno parte esponenti de La Destra, rappresentati oggi dal coordinatore regionale Gino Ioppolo, oltre a quelli di FareItalia, “e candidati che non sono strettamente legati ai partiti”. Una lista che si aggiunge appunto a quelle del Pdl e del Cantiere popolare. “Ma le liste potranno diventare cinque”. Una di queste potrebbe essere una seconda lista alla quale starebbe lavorando il Pdl. E non solo. Musumeci annuncia: “Presto nuove forze si aggiungeranno in questa battaglia. Stiamo dialogando con diversi soggetti. Nei prossimi giorni potrebbero esserci novità”.

Svelato anche il manifesto elettorale: “Abbiamo scelto lo slogan, ‘governare, con onestà’. Che significa non fare cose storte, occuparsi dei problemi veri della gente con concretezza ed efficacia, e restando sempre all’interno di un contesto di legalità e trasparenza”. Insomma, per riprendere lo slogan caro a Musumeci: “Fare ciò che appare giusto, ma non ciò che appare utile”. Ma è utile, oggi, ribadire, ancora una volta, “che i catanesi non sono tutti uguali, ognuno lascia l’impronta del proprio vissuto, della propria cultura. E io – prosegue Musumeci – voglio distinguermi dalle esperienze passate, che rispetto. Ma che affido alla storia o, in alcuni casi, alla cronaca”. Altra (elegante, a dire il vero) frecciata al recente passato nel quale non sono mancati casi giudiziari che hanno coinvolto anche i governatori.

E anche lì, non mancano gli applausi. Anche da molti di quegli esponenti politici che hanno condiviso con i passati presidenti esperienze di governo, o, nell’ultimo caso, hanno persino scelto l’ultimo governatore, Raffaele Lombardo. Musumeci però, sembra convincere, è rilassato, e alla fine della conferenza stampa scherza: “Ho voluto tenere il pizzo. Qualcuno mi ha chiesto di toglierlo. E non è una novità. Quando fui scelto come sottosegretario, fu Berlusconi a chiedermelo. Non vi posso dire cosa gli ho risposto…”. Già, al momento il candidato funziona così: “I sondaggi – dice Musumeci – mi danno in vantaggio, nonostante io abbia iniziato la campagna in ritardo rispetto agli altri. Ma non mi faccio incantare, c’è molto da fare”. C’è molto da fare, per riuscire a conquistare la poltrona di presidente della Regione. Da piazzare, poi, in un bel bivani palermitano.

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10 Settembre 2012, 13:23

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