08 Aprile 2022, 05:45
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PALERMO – Lo scontro è durissimo. I segnali sono evidenti nelle delibere, nei numeri e nelle mancate risposte. Da una parte l’Azienda sanitaria provinciale di Palermo, dall’altra la struttura commissariale per l’emergenza Covid. In mezzo ci sono i precari sia dell’Asp che dell’Hub della Fiera del Mediterraneo.
Quello legato al rinnovo contrattuale del 31 marzo è solo l’ultima tappa dello scontro sulla gestione dell’emergenza e soprattutto del personale.
I fondi nazionali sono finiti, almeno per il momento. Dal 31 marzo la macchina Covid è stata ridimensionata. La Regione ha invitato alle aziende sanitarie un atto di indirizzo. Sono le nuove linee guida del post emergenza.
Gli obiettivi sono due: ridurre i costi Covid e garantire comunque l’efficienza organizzativa in modo da evitare di farsi trovare impreparati nel caso in cui il Coronavirus dovesse impattare di nuovo con più forza sulla sanità.
Lo scontro si manifesta in un carteggio. Il manager dell’Asp Daniela Faraoni si adegua all’indirizzo regionale e il 24 marzo scrive al commissario per l’emergenza Renato Costa, chiedendo una “ricognizione dell’effettivo fabbisogno del personale, anche valutando l’opportunità della contrazione dell’apporto professionale dei diversi professionisti, pur mantenendo l’organizzazione e esistente”. L’Hub fa parte dell’Asp anche se Costa è stato nominato dal governo Musumeci così come i commissari di Catania e Messina.
In soldoni: contratti rinnovati per tutti, ma orario di lavoro ridotto visto che di lavoro ormai ne serve meno per fronteggiare il Coronavirus.
Costa risponde il 28 marzo. Gli serve il “totale mantenimento dell’organizzazione e nulla specifica circa la conferma dell’impegno contrattuale nella proroga enunciata” (così c’è scritto nella nota che Faraoni ha girato al dirigente generale dell’assessorato regionale alla Sanità, Mario La Rocca).
Altrove si gira a scartamento ridotto (ad esempio negli hub di Catania, che via via stanno chiudendo) mentre alla Fiera, secondo Costa, serve mantenere le cose invariate. Ritiene, così c’è scritto nella sua risposta a Faraoni, “inadeguato e non corrispondente ai reali fabbisogni quanto disposto in ordine alla proroga contrattuale del personale medico, sanitario, tecnico e amministrativo”.
Alla Fiera lavorano con contratti di collaborazione coordinata e continuativa 122 assistenti amministrativi, 245 periti informatici, 33 collaboratori amministrativi, 43 ingegneri, 12 assistenti sociali, 11 educatori professionali, 18 dirigenti medici, 1 assistente sanitario, 1 infermiere, 30 coadiutori amministrativi e 3 dirigenti medici) e con contratti libero professionali 27 biologi, 64 medici per i tamponi, 9 medici vaccinatori, 4 psicoterapeuti e 5 psicologi.
Coprono il servizio dalla somministrazione del vaccino al rilascio del green pass, ma si occupano anche del tracciamento, seguono i positivi con le visite domiciliari ed effettuano i tamponi.
Alla luce dell’attuale andamento pandemico i lavoratori della Fiera servono ancora tutti? Secondo Costa, sì. Di parere opposto Faraoni che, una volta finiti i fondi nazionali per l’emergenza Covid, deve impiegare risorse dell’Asp.
Il 31 marzo il direttore generale ha disposto una proroga dei contratti fino al 30 giugno 2022 (fino al 31 dicembre per chi ha un contratto a tempo determinato in ambito sanitario) e con limite massimo di 20 ore settimanali. Ritiene che siano bastevoli per fronteggiare l’emergenza Covid sulla base dell’esperienza degli ultimi due anni (è stata l’Asp ad occuparsi di una grossa detta del lavoro in città e provincia).
Faraoni ha lasciato, però, “la competenza della valutazione alla struttura commissariale, non avendo ricevuto questa direzione proposta di contrazione o revisione dei contenuti dei contratti, fermo restando il limite massimo orario già precedentemente assegnato e la diretta responsabilità contabile del commissario straordinario”.
Come dire, Costa può anche sforare il tetto delle venti ore fino a toccare quota 110 ore mensili, ma dovrà spiegare perché lo ha fatto. Il punto è che numeri alla mano il lavoro si è realmente ridotto, alla Fiera come in tutte le altre strutture sanitarie.
Dall’1 al 5 aprile, ad esempio, all’Hub sono stati somministrati 636 vaccini, nei punti gestiti da Asp a Palermo e provincia sono stati 921. E poi c’è chi ha scelto di vaccinarsi in farmacia: 355 persone. Ultimo giorno rilevato è il 5 aprile: alla Fiera si sono vaccinati 121 cittadini, il giorno precedente erano stati 126.
Analizzando questi numeri Asp è certa che la riduzione delle ore non solo è possibile, ma necessaria. Se l’organizzazione voluta da Costa sforerà il tetto massimo di ore, sarà sua “diretta responsabilità” si legge nella delibera. Più chiaro di così.
Nel frattempo all’Hub hanno aggiunto un servizio, eseguono i test sierologici gratuiti. Grazie a un prelievo di sangue si scopre se si è stati positivi al Covid. Unico modo, secondo alcuni esperti, per individuare la popolazione immunodepressa a cui somministrare prioritariamente il vaccino.
Altri, però, soprattutto in Asp, si chiedono se tutto ciò sia davvero necessario o se non sia opportuno tornare lentamente verso la normalità, senza abbassare la guardia e delegando una serie di servizi ai presidi territoriali già esistenti e non a quelli emergenziali, e ai medici di famiglia.
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08 Aprile 2022, 05:45