13 Ottobre 2024, 08:48
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PALERMO – Quando i carabinieri fecero irruzione nella villa, a Misilmeri, trovarono una serra di marijuana alimentata con la corrente elettrica rubata. Era il 2021.
Nell’abitazione c’erano Stefano Di Gioia che è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di carcere, e la fidanzata L.D.M. Quest’ultima è stata assolta dal giudice per l’udienza preliminare Alessandra Marino del Tribunale di Termini Imerese.
Il giudice ha accolto la tesi difensiva dell’avvocato Alessandro Musso: “È da escludere il concorso del convivente nell’ipotesi di un suo semplice comportamento negativo, limitato da assistere passivamente al reato, e non impedendo o ostacolando l’esecuzione, in quanto non sussiste un obbligo di impedire l’evento”.
La giurisprudenza ha ormai consolidato il principio che non basta essere a conoscenza che il convivente spacci droga droga per essere dichiarati responsabili di concorso nel reato, ma bisogna provare che ci sia stato un contribuito nella detenzione dello stupefacente.
I militari assieme ai tecnici dell’Enel erano andati a controllare un’abitazione in contrada Masseria D’Amari e si accorsero casualmente del cavo di un’altra villa collegato alla rete elettrica.
All’interno c’erano 170 piante di marijuana, le lampade alogene per stimolarne la crescita, la droga già essiccata, e la coppia do fidanzati. Finirono entrambi in carcere, l’uomo scagionò subito la donna. Disse che la fidanzata nulla aveva a che fare con i suoi affari sporchi.
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13 Ottobre 2024, 08:48