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Palermo: Miceli sì o no, i nervi tesi del centrosinistra

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19 Marzo 2022, 19:51

4 min di lettura

Sono le ore decisive, nel centrosinistra, per la candidatura (o non) di Franco Miceli a sindaco di Palermo. Il presidente nazionale dell’Ordine degli architetti, oggi, in una intervista a LiveSicilia.it, ha aperto uno spiraglio sulla sua disponibilità, dopo la rinuncia dei giorni scorsi, beninteso a certe condizioni: autonomia e unità. Un ritorno in scena che ha terremotato il contesto, illuminando le manovre dei pontieri che, nonostante tutto, hanno continuato a trattare, a costruire e a spianare le strade. Un lavoro ingrato e certosino che avrebbe dovuto conoscere un primo approdo in una riunione convocata per questo pomeriggio. Ma c’è stato un rinvio e apriti cielo.

L’intervista di Miceli

Il racconto di una condizione di nervi tesi nel difficile perimetro della coalizione che dovrà provare a rilanciarsi dopo l’ultimo quinquennio non esaltante di Leoluca Orlando parte, necessariamente, dalle parole rilasciate da Franco Miceli al nostro giornale: “I partiti mi stano cercando e mi cercano da parecchio tempo. La mia candidatura è civica ed esterna, è bene ripeterlo. Ci vuole unità e devo essere autonomo, sono le garanzie minime, perché un sindaco è espressione della città, non delle forze politiche”. Una presa di posizione schietta e inderogabile che ha provocato un giro di telefonate più o meno febbrili. Dunque – ecco i ragionamenti – l’architetto è in campo. Con annesso quasi ultimatum: “Se non succede qualcosa nei prossimi giorni, mi sembra difficile che si possa concretizzare”.

Il rinvio e la polemica

Nel pomeriggio, il clima si è acceso ulteriormente con una nota al calor bianco: “A pochi minuti da un’importante riunione di coalizione del centrosinistra, in cui finalmente ci si attendeva di sciogliere i nodi fondamentali per iniziare una campagna elettorale tardiva e che non decolla a causa dei tira e molla di due partiti nazionali incapaci di dare una parola certa sul candidato sindaco da loro stessi individuato, assistiamo increduli all’ennesimo rinvio, a un’ulteriore richiesta di tempo, stavolta da parte dei 5 Stelle, finalizzata a sciogliere surreali riserve sul nome di Franco Miceli”. Firmato: Valentina Chinnici, Massimo Giaconia, Roberto Li Muli, Michele Maraventano, Ottavio Navarra, Marco Frasca Polara, Rosana Rizzo, Roberto Zampardi. Proprio Valentina Chinnici, che è stata proposta alla corsa per Palazzo delle Aquile, da un appello spontaneo, aggiunge: “Per me c’è solo il nome di Franco Miceli. Nessuno mi parli di altro”. E Sinistra Civica Ecologista invoca: “Un definitivo chiarimento interno ai partiti, anche perché la campagna elettorale è già iniziata”.

Le inquietudini M5S

Ma cosa succede davvero? Che le anime inquiete dei Cinque Stelle stanno cercando una sintesi: è l’eco che arriva da più o meno segrete stanze. E sarà quindi Giuseppe Conte a dare la linea. Ecco che il rinvio assume una connotazione tecnica e politica insieme. Ci vuole il tempo dovuto per chiedere lumi e per ricevere un’indicazione che sia vincolante per tutti. Gli ottimisti parlano di una riserva che sarà sciolta in 24-36 ore. I più pessimisti arrivano a quarantotto. Siamo lì. La soluzione al rebus non tarderà ad arrivare. Si attende una domenica di riflessione e di confronto tra la base palermitana e il capo pentastellato.

Cosa ne pensa il Pd

Esplicita è la versione del segretario provinciale del Pd, Rosario Filoramo, che, come si dice, ci mette la faccia: “L’intervista a LiveSicilia esprime perfettamente la mia idea. Miceli ha chiarito che è un candidato civico palermitano. Perché, a Palermo, il sindaco lo scelgono i palermitani. E lo sostiene un uomo di partito che sa quanto sia importante il ruolo dei partiti. Lui parla a mondi produttivi che sono essenziali in una città che vuole sognare e rivalutare la sua immagine nel mondo, sapendo che è pure necessario trovare gli autobus per spostarsi e pagare tributi che corrispondano a servizi”. Sottinteso: i giochini dei palazzi romani non ci riguardano.

Lagalla e gli altri

Perché a Roma, e non solo a Roma, pure a Palermo e dintorni, si discute di campi più o meno larghi, di candidati più o meno spendibili. E qualcuno, magari, starà guardando con interesse a Roberto Lagalla, figura politicamente moderata e con un curriculum di tutto rispetto. Tuttavia, per il centrosinistra, uno schema del genere, con Lagalla o altri, significherebbe riproporre la vecchia storia dei portatori d’acqua che accettano una sorta di compromesso, di papa straniero o di monarca contiguo (oltretutto Lagalla è assessore del governo Musumeci) in nome di un un interesse superiore. E forse, da quelle parti, tanti anni di Orlandismo sono già bastati.

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19 Marzo 2022, 19:51

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